La scoperta dei partiti di appartenenza dei furbetti del bonus ha ristretto il campo, e non di poco. Intanto la reazione di sdegno nei confronti dei parlamentari che hanno richiesto i 600 euro è unilaterale.
La notizia fatta trapelare nella giornata di ieri ha scatenato letteralmente il panico in Parlamento. I cinque furbetti del bonus, che hanno attinto dall’incentivo proposto dall’Inps per portare a casa 600 euro in più al mese, hanno innescato un gran vespaio di polemiche. Ma per loro e per i rispettivi partiti, i prossimi giorni potrebbero essere quelli più difficili. È infatti partita una vera e propria caccia all’uomo, o per meglio dire al furbetto del bonus. Anche perchè, dopo che sono venuti fuori i partiti di appartenenza dei cinque parlamentari, il campo si stringe e non poco.
Il primo partito coinvolto a muoversi in questa direzione è stato il Movimento 5 Stelle. Proprio il gruppo politico che ha combattuto da sempre contro i privilegi in favore dei parlamentari, ritengono inaccettabile che al proprio interno ci sia un furbetto del genere. Per questo motivo, stando a quanto legge questa mattina su Adnkronos, è stata avviata un’inchiesta interna al Movimento pentastellato. L’obiettivo è quello di fare piazza pulita, in modo da rintracciare l’eventuale richiedente il bonus e valutare alcune azioni, tra cui anche l’espulsione dal partito.
E nel frattempo, il panico cresce in maniera inesorabile tra i parlamentari che potrebbero essere coinvolti nello scandalo. In particolare, sono le chat dei vari partiti a ribollire, con una serie di messaggi volti a giustificarsi e, in caso, a discolparsi da eventuali attacchi. E così si legge di deputati titolari di partita Iva che fanno capire di aver “espressamente raccomandato al mio commercialista di non richiedere quel bonus“. Ma non mancano neanche gli attacchi nei confronti di chi ha attuato questo incentivo, senza valutare eventuali vizi di forma.
“Avremmo dovuto varare un provvedimento ad hoc per escludere parlamentari e consiglieri regionali, per esempio. Si sarebbe evitato tutto questo“, si legge nelle chat a cui sono giunti sempre i colleghi di Adnkronos. E intanto le reazioni da parte del mondo politico sono, per una volta, unite e compatte. Dalla maggioranza all’opposizione, dai partiti di centro-sinistra a quelli di centro-destra: tutti hanno condannato i cinque furbetti del bonus. E ora tutti si aspettano di conoscerne le generalità, in modo da poter intervenire in maniera ferma nei loro confronti.
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Il primo a chiedere le dimissioni da Montecitorio per i cinque deputati colti in castagna è stato Luigi Di Maio. L’ex reggente del Movimento 5 Stelle ha richiesto la restituzione del denaro ottenuto in maniera poco degna e l’addio a Montecitorio. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo il presidente della Camera Roberto Fico e l’erede di Di Maio tra i pentastellati, Vito Crimi. Ma anche dall’altra parte della barricata troviamo commenti aspri. Come quelli di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, così come quello di Mara Carfagna in casa Forza Italia.
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