Il presidente Aleksandr Lukashenko esce vincitore, per l’ennesima volta, dalle elezioni in Bielorussia. In carica dal 1994, viene ora riconfermato con l’80,23% dei voti. Un risultato che non è piaciuto ad almeno trenta città della Bielorussia, nelle quali hanno avuto luogo proteste, arresti e feriti.
L’attuale presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko vince ancora: dalle ultime urne arriva la riconferma della sua presidenza per la sesta volta consecutiva, con l’80,23% dei voti. Il presidente, ormai a capo della Bielorussia da 26 anni, di certo non si sarebbe lasciato sfuggire l’ennesima occasione di tenere sotto controllo il Paese. I primi dati parziali sarebbero arrivati addirittura a urne ancora aperte, forniti dalla commissione elettorale. L’opposizione di Svetlana Tikhanovskaya, invece, non avrebbe superato il 9,90% di consensi. Un restante 2% è da spartire tra gli altri tre candidati. Eppure, l’opposizione rivendica la vittoria: secondo la squadra elettorale della candidata d’opposizione “i risultati delle elezioni riportati dalla Commissione centrale elettorale contraddicono la realtà e sono completamente in contrasto con il buonsenso”, stando a quanto affermato dalla portavoce Tikhanovskaya, Anna Krasulina, ripresa dall’agenzia Interfax. A dimostrare un profondo disaccordo nei confronti del risultato ufficiale delle elezioni è la popolazione stessa, che scende in piazza a rivendicare la presidenza di Tikhanovskaya, moglie di un blogger a sua volta candidato, e arrestato nelle scorse settimane.
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Sfocia in una sollevazione popolare la campagna della candidata di opposizione, che si era fatta strada sfruttando anche la noncuranza di Lukashenko, che in un primo momento l’avrebbe liquidata affermando: il Paese “non è pronto per una donna al potere”. Così, Lukashenko avrebbe sottovalutato un nemico interno e imposto nuovamente la propria rielezione. L’opposizione però non ci sta, e chiama i simpatizzanti in piazza, chiedendo “a coloro che credono che la loro voce sia stata rubata di non tacere”. E la piazza risponde. Nella notte migliaia di bielorussi hanno manifestato dissenso nei confronti del risultato delle elezioni. Il bilancio è pesante: circa 3.000 persone arrestate, un morto e dozzine di feriti. A presentare i numeri, ancora da aggiornare, è il centro per i diritti umani Vesna. Stando a quanto affermato dal ministero dell’Interno bielorusso, invece, circa mille persone sono state fermate a Minsk e in oltre 30 altre città della Bielorussia. Sempre secondo il ministero, oltre 50 civili e 39 agenti sono rimasti feriti negli scontri, stando a quanto riportato dalla testata online Meduza. Negli sconti in piazza la polizia avrebbe anche sparato pallottole di gomma, lanciato lacrimogeni e usato idranti per disperdere la folla. E proprio a proposito della testata indipendente russa Meduza, Maxim Solopov, inviato speciale della testata, sarebbe scomparso da almeno 12 ore.
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Di fronte al caos e alle manifestazioni di dissenso, la strategia del presidente rieletto resta la stessa: minimizzare. Lukashenko avrebbe affermato: le proteste sono “dirette dall’estero”. “I servizi speciali hanno registrato chiamate dalla Polonia, dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca“, dice l’attuale presidente. Poi avrebbe aggiunto: “Non parlerò della Polonia: da lì cercano di tirare i fili. Non parlerò dell’Ucraina: molta gente è venuta da lì. Sono sicuro che questa non è una politica statale ma là ci sono molte persone ‘patite’ del Maidan. Purtroppo alcune persone sono venute anche dalla Russia”. A far salire ulteriormente la tensione i problemi di connessione internet segnalati da diverse testate, tra cui la russa Mediazona. L’Afp avrebbe poi riportato un’altra anomalia: alcuni testimoni hanno confermato di aver trovato difficoltà a collegarsi a giornali online simpatizzanti con l’opposizione. Tra questi, Tut.by e Radio Liberty. Il canale Telegram Onliner ha scritto: alcuni utenti “non riescono ad accedere a YouTube e Telegram, così come ai siti informativi più popolari”.
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A commentare i fatti anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La presidente chiede alle “autorità bielorusse di garantire che i voti nelle elezioni di ieri siano conteggiati e pubblicati in modo accurato”. Poi ancora: “La persecuzione e la repressione violenta di manifestanti pacifici non hanno posto in Europa” e “i diritti fondamentali in Bielorussia devono essere rispettati”. Per il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è inaccettabile la mancanza di rispetto nei confronti degli “standard minimi democratici”. A sollevarsi anche la Polonia, che chiede un vertice europeo straordinario. Secondo il premier Mateusz Morawiecki “le autorità hanno usato la forza contro i loro cittadini che chiedevano un cambiamento nel paese. Dobbiamo sostenere il popolo bielorusso nella sua ricerca della libertà”.