Un anno fa moriva Fabrizio Piscitelli, ultrà della Lazio meglio noto come Diabolik. La sorella Angela all’Adnkronos lo dipinge così: “Era soprattutto un grande fratello, un uomo con una grande intelligenza e grandi potenzialità, anche se purtroppo mal riposte”.
Un anno fa se ne andava Fabrizio Piscitelli. L’ultrà del gruppo degli Irriducibili della Lazio, meglio noto come Diabolik, veniva ucciso il 7 agosto dello scorso anno a Roma, nel parco degli Acquedotti. Una morte che porta ancora un infinito dolore, soprattutto nel cuore della sorella Angela. Ai microfoni di Adnkronos, la donna racconta com’è trascorso questo lungo anno in attesa di giustizia. “È trascorso nel tentativo di gestire un dolore immenso, di quelli che nessuno vorrebbe sentire e nell’attesa degli esiti di questa indagine per omicidio. Avevamo aspettative diverse devo dire in merito ai tempi, che speravamo fossero più brevi. Ma, se tale ‘lungaggine’ serve ad assicurare una risposta esemplare dalla giustizia, sapremo pazientare”.
Angela Piscitelli ci tiene a precisare di sentirsi e di essere “la sorella di Fabrizio e non di Diabolik, ho perso mio fratello e non un ‘mito’ o una leggenda che qualcuno costruisce e alimenta giorno per giorno. Credo inoltre fermamente che non tutti i devianti o i criminali sono uguali perché diverse sono le storie di vita e le origini familiari di ognuno”. Una situazione borderline, per la quale la sorella ammette che “in uno Stato di diritto, com’è il nostro, si perseguono i comportamenti e non la persona“. Ma c’è anche un attacco frontale nei confronti di chi definiva Diabolik un grande criminale.
“Premesso che non ha mai avuto una condanna per associazione mafiosa – prosegue Angela – , ci tengo a usare lo stesso aggettivo per continuare a parafrasare questa cornice di ‘grandiosità diabolica’ con cui lo hanno dipinto: per me Fabrizio era soprattutto un grande fratello“. La sorella dipinge Fabrizio come un uomo con una personalità complessa, un grande narcisismo e grandi ambivalenze, ma anche con una grande generosità. “Era un padre affettivamente molto presente, un figlio che ha riservato ai genitori dolori ma che ha anche cercato di compensarli con un affetto e un’attenzione che non è da tutti”.
Il rapporto con la giustizia di Diabolik, secondo la sorella, è stato abbondantemente saldato. Per zittire, ancora una volta, le voci che danno Fabrizio Piscitelli come un criminale di alto rango: “Non solo ha scontato fino all’ultimo giorno le sue condanne senza avere fruito di alcun beneficio o privilegio, ma, ripeto, non ha mai avuto una condanna né per associazione mafiosa, né per associazione a delinquere o criminale”. Inoltre Angela rivela che la Cassazione aveva anche graziato Fabrizio. Gli era stata revocata “la misura di prevenzione a cui era stato sottoposto poiché non sussistevano i presupposti di legge e neppure la pericolosità”.
Durante l’intervista, a proposito del profilo che è stato tracciato di Diabolik, Angela Piscitelli ci tiene a fare una precisazione. La sorella ha voluto “sottolineare che non vi era nessun profilo di pericolosità accertato e rilevante che risultasse al momento in cui è morto”. E la donna pone l’accento su un aspetto, ahinoi fondamentale: “Da tutto ciò che è post mortem lui non potrà difendersi direttamente, ora potrebbe essere ritenuto responsabile di qualunque cosa”. Per questo motivo la Piscitelli annuncia azioni legali “ovunque e contro chiunque volesse abusare del suo nome a proprio vantaggio”.
Leggi anche -> Coronavirus, 17enne positivo: allarme tra i 1000 partecipanti ad una festa
Leggi anche -> Una lite che scoppia per gelosia, un coltello: per Lorenzo Borsani è la fine
E poi c’è l’attacco alla stampa, rea di aver dipinto Fabrizio come un criminale. Angela definisce “quei giornalisti che mi sembrano solo scribacchini ambiziosi, forse con una regia alle spalle, la cui ignoranza trovo raccapricciante”. Inoltre invita tutti a leggere le sentenze per attenersi alla verità, “prima di scrivere ‘novelle’ e colorarle con attributi d’effetto”. E chiude l’intervista con un appello, proprio alla stampa: “Chiediamo semplicemente il rispetto, se tale significato lo si conosce. Tenere conto ad esempio che dietro la morte di mio fratello ci possono essere anche due genitori anziani, persone perbene che lottano contro la sofferenza fisica e psichica della perdita di un figlio”.