Daisy Coleman aveva solo 23 anni. L’annuncio della sua morte è stato dato dalla madre attraverso i social. L’attrice aveva interpretato un documentario in cui raccontò gli abusi subiti ai tempi del liceo.
Si è tolta la vita ad appena 23 anni Daisy Coleman. Si tratta della giovane che aveva fatto parlare di sè per un documentario diffuso su Netflix quattro anni fa. L’opera cinematografica, dal titolo “Audrey & Daisy”, racconta la storia di Daisy Coleman e della sua amica e compagna di scuola Audrey Pott. Le due hanno raccontato gli abusi e le violenze sessuali che avevano subito proprio negli anni della scuola, in particolare al liceo. Nonostante il successo ottenuto da questa storia e i premi ricevuti, Daisy non è riuscita ad andare oltre il dolore per le violenze subite.
E così, quattro anni dopo la pubblicazione del documentario che ha fatto scalpore, Daisy Coleman non ce l’ha fatta ad andare avanti. E così ha deciso di farla finita. La notizia è stata diffusa dalla madre della 23enne, Melinda. Sul profilo Facebook campeggia il ricordo commosso e appassionato della figlia: “Mia figlia Catherine Daisy Coleman si è suicidata stanotte – ha scritto – . Era la mia migliore amica ed una figlia straordinaria. Credo pensasse che avrei potuto vivere senza di lei. Ma non è così. Non si è mai ripresa da quello che le hanno fatto quei ragazzi, e non è giusto. La mia bambina non c’è più”.
Il documentario “Audrey e Daisy” fu diretto da Bonni Cohen e John Shank, e come detto fu presentato nel 2016. In quella storia le due ragazze raccontarono soprattutto le violenze subite da Matthew Barnett. Quest’ultimo avrebbe stuprato Daisy Coleman a una festa nel Maryland nel 2012, quando la ragazza aveva appena 14 anni. Un episodio che, al di là della celebrità che ha dato alla Coleman dopo l’uscita del documentario, ha provocato un dolore inevitabile e fortissimo. Anche perchè, nel frattempo, la giustizia non ha fatto il proprio corso.
Barnett, infatti, vide archiviare il caso che lo vedeva protagonista a livello giudiziario. Non sono state rese note le cause della mancata condanna dell’allora compagno di scuola di Daisy, anche se la famiglia punta il dito sui legami politici locali della famiglia del giovane. Tra le altre cose, il dolore di Daisy si era acuito perchè l’amica Audrey, stuprata in California sempre nel 2012, si tolse la vita dieci giorni dopo l’accaduto. E anche la famiglia Coleman fu costretta ad andare via di casa, a causa delle minacce subite dopo la venuta alla luce dei fatti.
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Daisy Coleman, dopo i fatti raccontati nel documentario e la notizia della morte dell’amica Audrey, ha provato ad andare avanti. E così ha frequentato un college nel Missouri e nel frattempo ha fondato una associazione, la SafeBae. L’organizzazione no-profit, il cui nome è acronimo di Safe Before Anyone Else (Al sicuro prima di chiunque altro) si occupava di storie molto simili alla sua. Non solo l’intervento in soccorso delle vittime di violenze sessuali a scuola, ma anche la possibilità di dare voce alle ragazze stuprate. Ma ora il mondo piange per un altro suicidio.