Il Corriere pubblica stralci di lettere segrete tra Cossiga e gli ex Brigate Rosse. Tra i nomi al centro della corrispondenza epistolare: Renato Curcio, Toni Negri, Prospero Gallinari, Paolo Persichetti e Fabrizio Melorio. A Paolo Persichetti, ad esempio, scrive: “Ormai la cosiddetta ‘giustizia’ che si è esercitata e ancora si esercita verso di voi, anche se legalmente giustificabile, è politicamente o ‘vendetta’ o ‘paura’”.
Siamo nel 1992, precisamente il 25 novembre, nel carcere di Rebibbia: l’ormai ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga incontra Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse. L’incontro tra i due avviene l’anno dopo il tentativo di Cossiga di concedere la grazia a quello che lui stesso definiva “un sovversivo di sinistra”. Un tentativo non andato a buon fine. Durante il colloquio, tra i tanti temi toccati (come il caso Moro), Cossiga spiega che quell’atto di clemenza (fallito) doveva rappresentare un primo passo verso il superamento di leggi di emergenza alla cui creazione lui stesso aveva partecipato. Ma quella manovra raccolse l’opposizione dei parenti delle vittime e di alcune forze politiche, come l’ex Pci.
A fornire i dettagli dell’incontro, riportati dalle parole degli stessi partecipanti, sarebbe un resoconto conservato nell’archivio privato del presidente emerito, oggi riportato dal Corriere. Nel resoconto Curcio avrebbe scritto: “Il senatore Cossiga ha commentato che, in effetti, la nostra esperienza, per molti di quel partito, rappresenta ciò che essi hanno segretamente desiderato e mai apertamente osato fare“. Poi ancora: “Ho sentito la nostra stretta di mano come segno di una nuova maturazione personale… Il colloquio mi ha lasciato una visione più chiara dei sentieri percorsi e anche di me stesso, e di ciò le sono grato”. Ma Cossiga non avrebbe intrattenuto rapporti epistolari esclusivamente con Curcio. A dimostrarlo è il suo archivio donato alla Camera dei deputati. Tra gli altri brigatisti al centro dello scambio di lettere ci sarebbero anche: Prospero Gallinari, Mario Moretti e Germano Maccari, e anche esponenti dell’Autonomia operaia fuggiti in Francia come Toni Negri.
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Significativa la lettera che Cossiga scrisse a Prospero Gallinari, ex carceriere di Moro. Gallinari fu scarcerato per motivi di salute, e subito arrivarono gli auguri di Cossiga: “Sono lieto che Lei sia rientrato a casa e formulo gli auguri più fervidi per una vita normale e serena”. Importante anche la lettera che nel 2002 Cossiga invia a Paolo Persichetti, ex Udcc appena estradato dalla Francia e arrestato: “Ormai la cosiddetta ‘giustizia’ che si è esercitata e ancora si esercita verso di voi, anche se legalmente giustificabile, è politicamente o ‘vendetta’ o ‘paura’, come appunto lo è per molti comunisti di quel periodo, quale titolo di legittimità repubblicana che credono di essersi conquistati non col voto popolare o con le lotte di massa, ma con la loro collaborazione con le forze di polizia e di sicurezza dello Stato”. Non manca anche qualche lettera a Fabrizio Melorio, che partecipò all’omicidio del generale Licio Giorgieri. Cossiga scrive: “Ho letto con attenzione, trepidazione e commozione la sua lettera… perché in fondo mi sento anche un po’ ‘colpevole’ della Sua prigionia, essendo stato uno di quelli che hanno combattuto quella guerra, e per di più per essermi trovato dalla parte dei vincitori”.