Nel nuovo decreto appare una norma che preserva la permanenza degli attuali vertici dei servizi segreti. Il rinnovo delle cariche potrà avvenire anche a tranche, e non per ulteriori quattro anni consecutivi.
Il nuovo decreto promosso dal Governo non riguarda solo il prolungamento dello stato di emergenza contro il Covid. A giovare del nuovo testo, con una piccola norma presente tra le righe del nuovo Dpcm, saranno anche i vertici dei servizi segreti. Il Governo, infatti, con la nuova regola potrà dare una proroga agli incarichi dei capi dei servizi. Una norma già prevista dalla legge di riforma del 2007, ma con una novità sulla durata e sui termini del rinnovo degli incarichi. Non sarà più necessario restare in carica per quattro anni consecutivi, ma si potrà farlo anche a tranche più piccole.
Non si tratta di un rinnovo indebito delle posizioni dei capi dei servizi segreti, bensì di una rimodulazione della proroga delle loro cariche. Saranno infatti previste due tipologie di prolungamento dell’incarico: il primo è un 1+3, il secondo è una suddivisione in due tranche da due anni ciascuna. Non ci sarà, inoltre, nessuna proroga per ulteriore quattro anni degli incarichi nei servizi segreti. Per questo motivo, è sbagliato parlare di una manovra sottobanco da parte del Governo e del premier Giuseppe Conte, in favore dei servizi segreti italiani.
E la spiegazione è stata fornita proprio dopo la presentazione della legge di conversione del decreto di luglio. Viene introdotto, a proposito della modifica sulla proroga degli incarichi dei servizi segreti, “un elemento flessibile nell’intento di garantire nelle diverse situazioni e nei possibili contesti”. Un esempio che viene fatto nella spiegazione è quello dell’attuale stato di emergenza sanitaria. Ma si parla anche di “continuità e funzionalità della guida degli apparati di intelligence, in modo da evitare possibili pregiudizi in un settore particolarmente delicato quale quello preposto alla tutela della sicurezza nazionale”.
Si tratta di una spiegazione che serve per ribaltare gli attacchi che il Governo ha ricevuto, neanche a dirlo, dall’opposizione. Fratelli d’Italia e Forza Italia non hanno perso tempo a parlare di norma liberticida e di Conte che allunga le mani sui servizi segreti nazionali. Tuttavia, la norma inserita nel nuovo decreto del Consiglio dei Ministri non riguarda il capo del Dis Gennaro Vecchione e il suo omologo dell’Aise Gianni Caravelli. Entrambi, infatti, sono ancora al loro primo mandato e potranno dunque decidere come gestire la loro carica, se “spezzarla” o portarla avanti fino alla fine.
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La norma, invece, riguarda il prefetto Mario Parente. Il direttore del servizio segreto interno è stato nominato il 29 aprile di quattro anni fa e ha spezzato l’incarico in due tranche. La seconda è scaduta in piena pandemia ma gli è stata prorogata a metà giugno per un anno, con l’ausilio di questa nuova norma. Visto il momento di particolare fragilità interna, si è optato per un’eccezione piuttosto che procedere con un cambio ai vertici dell’Aisi. Dunque, le polemiche sulla norma sui servizi segreti si rivelano, com’è spesso accaduto, sterili.