In un’intervista alla Repubblica Luciano Vescovi, presidente di Confindustria di Vicenza, commenta l’evoluzione della Lega, e anche il cambiamento ufficiale del nome, che da oggi abbandona il “Nord”. Vescovi afferma: “Quando la classe politica si sposta verso Roma, di qualunque colore sia, rischia di guastarsi e di perdere contatto con il territorio”.
A commentare l’attuale evoluzione della Lega è stato, questa volta, Luciano Vescovi, presidente di Confindustria di Vicenza, in un’intervista alla Repubblica. Vescovi si inserisce, seppur non in modo polemico, nel dibattito sul nuovo volto della Lega, quello fornito dall’attuale leader Matteo Salvini. Da oggi questo cambio di leadership diventa ufficiale: non si parlerà più di Lega Nord riferendosi al partito di Salvini, ma di Lega per Salvini Premier. Luciano Vescovi commenta allora il cambio di impronta: “Non giudico le scelte di Salvini e della Lega. Ma il buon governo per noi coincide con la buona amministrazione. E quando la classe politica si sposta verso Roma, di qualunque colore sia, rischia di guastarsi e di perdere contatto con il territorio”. Per Vescovi, infatti, più la politica è a “km 0”, maggiore è la possibilità che sia una buona politica. E la delusione derivante dalla politica italiana a livello nazionale sarebbe da attribuire a un profondo scollamento dalla vita reale: “Lo scollamento tra chi dirige l’Italia e chi lavora sul campo è preoccupante”, e risulterà sempre più evidente “se non si dà voce ai 12 milioni di partite Iva che muoiono di fame e all’imprenditoria di Veneto Lombardia ed Emilia”.
Ma secondo Vescovi, oggi chi porta avanti le istanze di questi corpi sociali, chi le rappresenta? Stupisce l’assenza di grandi nomi. Anzi, Vescovi ribadisce in maniera netta la sua linea di politica fatta sul campo: “Il rappresentante ideale è il sindaco di Laghi, uno dei comuni più piccoli del Veneto. Lo uso come metafora, la politica vera è quella che vive i problemi dei cittadini e che ogni settimana torna a discutere nella sua città. Chi governa così gestisce il bene pubblico come un padre di famiglia, chi vola nella stratosfera o è perso nel chiacchiericcio dell’attuale dibattito politico nazionale perde il contatto con la realtà e legifera senza sapere quello di cui sta parlando”.
Parole che pesano, proprio nel giorno in cui la Lega cambia nome e ufficializza il suo nuovo volto: non più la vecchia, superata, Lega Nord, ma Lega per Salvini Premier. Così si stacca l’ultimo pezzo anni Novanta del partito, quello fondato da Bossi a trazione settentrionale, e non nazionale. Eppure sarà veramente così? Quel pezzo di partito è stato rimpiazzato per sempre? Stando a quanto riportato su Repubblica, circa il 30% dei vecchi iscritti avrebbe già deciso di non rinnovare l’iscrizione alla Lega per Salvini premier. A rifiutare una linea più “nazionale” sarebbero sia i fedelissimi di Bossi, sia gli elettori più vicini alle posizioni di Roberto Maroni.
C’è poi tutto un fronte di governatori del Nord, radicatissimi nel territorio e con una leadership competitiva, come Zaia in Veneto. Il presidente della Regione Veneto, infatti, sarebbe partito in avanscoperta, ordinando un monitoraggio sul possibile gradimento in caso di un’eventuale Lista Zaia. I sondaggi richiesti da Zaia sembrano mostrare numeri alti di gradimento, e preoccupanti per il leader della Lega Salvini: in Veneto Zaia conquisterebbe circa il 40%, con una Lega, invece, al 10%. Ci sarebbe, insomma, un bacino di elettorato che non è stato riempito dalla figura di Salvini e che, con un radicale cambio di passo, rischia di rimanere scoperto. A sottolineare questo nuovo fronte è addirittura il sindaco Giorgio Gori, sindaco dem di Bergamo, che in un tweet evidenzia: “Salvini allontana la Lega dal #Nord e davanti al #PD c’è l’occasione della vita: farsi rappresentanza della parte più moderna ed europea del Paese. Ci vogliano provare? Si comincia col mettere il lavoro, la produttività e la crescita in cima alla nostra agenda. #ricominciodalNord”.
Intanto arriva anche la risposta di Salvini, presente a Sesto San Giovanni per rappresentare il sindaco Roberto di Stefano, ex forzista convertitosi alla Lega. L’attuale leader del Carroccio scansa ogni illazione su una possibile scissione: “Parliamo di vita vera, non di fantasie. Non rispondo sulle fantasie, se le domande sono queste me ne vado”. A ribadire chi è al comando è anche Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, che ha affermato: “La Lega è solida e Salvini non ha rivali. Hanno paura, perciò provano a dividerci, sono tutte storie”. E ancora: “Le tessere della Lega aumenteranno, proprio perché sarà più un partito che guarda solo al Nord, ma a tutta l’Italia”. Insomma, la Lega non perderà punti perché le istanze di autonomia e federalismo restano chiare e ben solide. Anzi, si punta a un ulteriore passo avanti: estendere queste istanze a tutto il Paese. “Sono temi che restano centrali, anzi, questo discorso di federalismo riguarda tutto il Paese, la strada dell’autonomia non serve solo al Nord” e il federalismo “è lo strumento giusto per la responsabilità e l’efficienza della macchina amministrativa”, sottolinea Romeo.
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