«Non spararmi, per favore amico». È con queste parole che inizia il terrore di George Floyd, quando gli agenti si avvicinano alla sua auto e gli puntano al viso la pistola. Il video di quel giorno è stato pubblicato in esclusiva dal «Daily Mail» sul suo sito.
La registrazione di quel giorno comincia nel momento in cui l’agente Lane bussa con la torcia al finestrino dell’auto di Floyd, accusato di aver spacciato un biglietto da 20 dollari falso il 25 maggio scorso. Quando Floyd apre la porta, Lane gli punta la pistola. L’uomo lo implora di non ucciderlo. “Per favore, non spararmi amico. Ho appena perso mia madre, amico”, dice. Floyd piange e l’agente lo tira fuori dall’auto e lo ammanetta. Subito dopo iniziano i video: le immagini riprendono Floyd sdraiato sul marciapiede, con il ginocchio di Chauvin sul collo per immobilizzarlo. Floyd si lamenta più volte di non riuscire a respirar, infine sussurra:”Probabilmente morirò in questo modo», sussurra”. Un tribunale del Minnesota, intanto, sta indagando su come il tabloid britannico «Daily Mail» abbia ottenuto in esclusiva il filmato. Lo riporta il «Toronto Star». Il mese scorso un giudice della contea di Hennepin aveva permesso a giornalisti e membri del pubblico di visionare il filmato su appuntamento in privato, con il divieto della diffusione pubblica.
Il terrore di Floyd appena fermato dagli agenti
L’articolo del giornale diceva che i video sono stati fatti trapelare sul suo sito web. Le immagini ottenute mostra circa 10 minuti dal bodycam dell’ex ufficiale Thomas Lane e circa 18 minuti dal bodycam dell’ex ufficiale Alex Kueng. In quel video c’è tutto il terrore di Floyd quando gli agenti bussano sulla portiera della sua auto, e gli puntano una pistola in faccia. E lui comincia a implorare: «Non spararmi, agente. Per favore, amico». Il portavoce del tribunale distrettuale della contea di Hennepin, in Minnesota, ha detto a «Toronto Star» che è in corso un’indagine sulla diffusione del video, ma rifiuta di fornire ulteriori informazioni. Lane e Kuang facevano parte della squadra guidata da Derek Chauvin, l’agente che ha soffocato l’afroamericano di 46 anni, tenendogli per otto minuti il ginocchio sul collo, nonostante i lamenti disperato dell’uomo per non riuscire a respirare.