Nonostante le previsioni ottimistiche dell’Esecutivo negli scorsi mesi, la stima del -8% contenuta nel Def di aprile sarà rivista a settembre con un probabile peggioramento.
A fine settembre sarà messa a punto dal Governo la prossima revisione delle stime di Pil, debito e deficit con la Nota di aggiornamento del Def. Ciò alla luce dei dati forniti il 31 luglio dell’Istat, i quali evidenziano una contrazione del Pil del 12,4% relativamente al secondo trimestre dell’anno e dopo il 5,4% del primo trimestre. Si allontana dunque l’obiettivo fissato in aprile di una caduta del Pil attorno all’8%. Inoltre, stando alle proiezioni attualmente disponibili tale percentuale si avvicinerebbe piuttosto al 10/11% comprese tutte le incognite peggiorative e legate al possibile riesplodere della pandemia durante la stagione autunnale.
Del resto lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel commentare lo scorso 30 aprile le stime contenute nel Def, aveva anche avvertito che il rischio di una persistenza del virus avrebbe comportato una contrazione del Pil fino a -10,4%. Ad intervenire anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ha commentato polemicamente le previsioni più negative fatte dal Fondo Monetario: “Le nostre valutazioni non sono altrettanto pessimistiche di quelle del Fmi”. Così Gualtieri aveva dichiarato il 25 giugno quando era stata diramata la previsione del Fondo Monetario a -12,8%. E ad alcuni deputati della Commissione Bilancio, che quel giorno gli avevano contestato proprio le stime di crescita, Gualtieri aveva ammesso: “Siamo consapevoli dei rischi al ribasso, aggiorneremo a breve la nostra previsione ufficiale”. Eppure, anche ora il ministro dell’Economia non ha smentito il suo profilo positivo dicendo che è andata meglio di quanto non si prevedesse.
La conseguenza è che alla fine del 2022 il Pil rimarrebbe circa due punti percentuali al di sotto del livello del quarto trimestre del 2019. Nello scenario macroeconomico meno favorevole, nel 2021 di registrerebbe un Pil in aumento del 3,5% e del 2,6% nel 2022. Dunque, per il prossimo anno si tratterebbe di un dato addirittura inferiore al 6,1% previsto dalla Commissione Europea nelle ultime stime diffuse il 7 luglio.
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