Cinque migranti sono stati recuperati nella tarda serata di ieri dalla Polmare di Livorno: si sono tuffati dal traghetto Maria Grazia Onorato, ma sono stati rintracciati e portati in ospedale, nel reparto Covid. Gli stranieri devono essere ancora identificati perché erano privi di documenti.
Cinque migranti ieri sera si sono tuffati dalla nave traghetto Maria Grazia Onorato, della compagnia Grimaldi, proveniente da Malta e giunta nel porto di Livorno. I cinque sono stati immediatamente individuati e recuperati dalla Polmare di Livorno e hanno trascorso la notte nel reparto Covid dell’ospedale di Livorno. Stando a quanto riportato fino ad ora, il primo migrante sarebbe stato recuperato in mare: non sapeva nuotare e ha rischiato di affogare. Immediato l’intervento della Guardia costiera per salvare il giovane. Altri tre, giunti fino alla banchina, sarebbero stati rintracciati dalla polizia di frontiera nascosti sotto un rimorchio. Il quinto è stato ritrovato solo intorno a mezzanotte e mezza, anche lui all’interno della zona portuale. Difficile stabilire l’identità e il percorso svolto dai cinque. Secondo i primi accertamenti i cinque si trovavano a Malta: da lì si sarebbero nascosti clandestinamente nel rimorchio di un tir imbarcatosi sulla nave. Si cerca ora di identificare i cinque sprovvisti di documenti.
Intanto peggiorano le condizioni all’interno dell’hotspot di Lampedusa, dove aumentano le fughe. Come riportato dalla Repubblica, ogni mattina gli ospiti dell’hotspot saltano la recinzione per comprarsi del cibo, perché all’hotspot il cibo non basta per tutti. A raccontarlo è anche Kaiss T. H., un 25enne tunisino: “Non ci danno abbastanza da mangiare: ci sono file di centinaia di persone, sono due mattine che saltiamo la colazione e mangiamo solo a pranzo e cena. Ci razionano persino l’acqua, una bottiglia di due litri ti deve bastare un giorno e la usiamo anche per lavarci perché i bagni sono pochi e sono sporchi, non possiamo neanche farci la doccia”. Poi ancora, sempre alla Repubblica: “Sono arrivato due giorni fa con un barchino eravamo in 22 e siamo sbarcati direttamente sull’isola. Per quattro ore siamo rimasti lì a fare il bagno, poi è arrivata la Croce Rossa e ci hanno portato al campo. Ci hanno misurato la temperatura sulla fronte ma non ci hanno ancora fatto nessun test per il Covid. Dormiamo all’aperto, le condizioni del campo sono molto dure e non c’è abbastanza da mangiare: stamattina a colazione dopo una lunghissima attesa ci hanno dato una tazza di latte e un pacchettino minuscolo di biscotti… Per questo stiamo andando in paese, non vogliamo dare fastidio a nessuno andiamo solo a comprare da mangiare e poi torniamo”.
La situazione diventa allora più chiara: da un lato il bisogno di mangiare, dall’altro la preoccupazione degli abitanti, che percepiscono l’evidente difficoltà nella gestione degli ospiti. La struttura è ormai giunta a saturazione, per questo non può impedire che i migranti escano a nutrirsi, e per questo (se quanto testimoniato corrisponde al vero) non può imporre adeguatamente le misure anti-Covid, incrementando però i rischi di contagio. Inevitabile che si alzi, allora, anche il clima di tensione tra migranti e lampedusani, facendo dell’isola una polveriera sanitaria e sociale pronta a scoppiare da un momento all’altro.
Nel frattempo nella notte a Lampedusa sono giunti altri 250 migranti, portando l’hotspot ad accogliere 950, ben oltre la solita capienza massima di 95 persone. A lanciare l’appello disperato è stato il sindaco Salvatore Martello: “L’hotspot di Lampedusa sta scoppiando, ci sono oltre novecento persone su una capienza di cento ospiti. Mi rivolgo direttamente al premier Conte. Il centro d’accoglienza va svuotato subito, non possiamo aspettare le navi quarantena”. E ancora: “Non riesco a capire per quale motivo, essendoci stati più sbarchi in questo periodo del 2011, quella volta venne dichiarato lo stato di emergenza e ora si fa finta di niente. In 28 giorni ci sono stati più sbarchi del 2011. Come si fa a dire che non è una emergenza?”.
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