Il celebre magazine americano Variety ha annunciato che i giudici della corte d’appello hanno stabilito che Ashley Judd potrà procedere con la sua causa per molestie sessuali intentata contro il produttore Harvey Weinstein.
Ashley Judd potrà procedere con la sua causa per molestie sessuali intentata contro il produttore Harvey Weinstein. È quanto stabilito dalla corte d’appello americano. I tre giudici hanno annullato l’ultima sentenza di un tribunale di grado inferiore che aveva respinto la richiesta dell’attrice fatta ad aprile 2018.
Ashley Judd contro Harvey Weinstein
L’attrice aveva denunciato il produttore Weinstein per diffamazione, ostracismo e molestie sessuali dopo che l’ex magnate hollywoodiano l’aveva invitata nella sua camera d’albergo chiedendole di guardarlo mentre si faceva la doccia. Stando all’accusa dell’attrice, Weinstein, dopo il rifiuto della donna, avrebbe poi messo in guardia colleghi e registi invitandoli a non scegliere la Judd per i loro progetti futuri. Tra questi, anche Il Signore degli Anelli, come confermato dallo stesso regista Peter Jackson, che nel 2017 ha svelato che il produttore, insieme al fratello, lo convinsero con delle bugie a rimuovere il nome di Ashley Judd e quello di Mira Sorvino dalla lista di candidate per alcuni ruoli nella trilogia.
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La battaglia dell’attrice
“Ricordo che la Miramax ci disse che lavorare con loro due era un inferno e che avremmo dovuto evitarle a tutti i costi. Era probabilmente il 1998. All’epoca non avevamo alcun motivo per dubitare ciò che ci veniva detto da loro, ma se ci ripenso oggi mi rendo conto che probabilmente si trattava di fango gettato dalla Miramax. Sospetto che ci siano state date false informazioni su queste due attrici di talento, e come risultato immediato noi rimuovemmo i loro nomi dalla nostra lista”, aveva dichiarato Jackson, confermando quindi la versione dell’attrice. A marzo l’ex mogul di Hollywood è stato condannato a 23 anni di prigione per aver commesso i reati di “atto sessuale criminale di primo grado” nei confronti dell’assistente di produzione Mimi Haley e di “stupro di terzo grado” nei confronti di Jessica Mann.
Un lungo percorso
Era l’ottobre del 2017 quando Ashley Judd, insieme alla collega Rose McGowan, è stata tra le prime a denunciare pubblicamente le molestie sessuali subite anni prima dal produttore Harvey Weinstein. Il suo gesto ha portato altre e famose colleghe a uscire allo scoperto, contribuendo a svelare uno scandalo che ha terremotato l’ambiente hollywoodiano. Nell’aprile 2019, durante il Women in the World summit di New York, l’attrice dichiarò in pubblico: “Sono stata stuprata tre volte. In una delle tre occasioni sono rimasta incinta. Per questo sono molto grata per aver avuto la possibilità di abortire in modo sicuro e legale. Perché il mio stupratore avrebbe avuto il diritto ad essere padre di quel bambino sia in Kentucky, dove lui vive, sia in Tennessee, dove vivo io. E così avrei dovuto avere come co-genitore del bambino la persona che mi aveva violentata”. Adesso la decisione dei tre giudici della corta d’appello riscrivono la storia processuale, dando la possibilità ad Ashley Judd di procedere nella sua battaglia legale.