Save the Children ha reso noti i dati, alla vigilia della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani. La forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale. La nazionalità più colpita è quella nigeriana, con l’87% dei casi.
La giornata che sta per arrivare, quella di domani, tratta un tema particolarmente delicato per l’umanità intera. Si celebrerà anche quest’anno il 30 luglio, infatti, la Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani. Una situazione che anno dopo anno non accenna a placarsi e che mette a rischio migliaia di vite, di qualsiasi età e nazionalità. E alla vigilia di questa giornata, Save the Children ha reso noti i dati relativi a quanto è accaduto un anno fa. E per quanto riguarda l’Italia, la situazione è tutt’altro che positiva, a giudicare dai numeri.
Sono state infatti 2.033 le persone prese in carico dal sistema anti-tratta nell’anno appena trascorso. Anche nelle statistiche più dettagliate, emergono aspetti che fanno paura in merito al basso grado di umanità. La forma prevalente di sfruttamento delle persone al centro delle tratte è quella sessuale, che riguarda l’84,5% dei soggetti coinvolti. Sono le donne e le ragazze, nell’86% dei casi, le persone al centro delle tratte avvenute un anno fa. Ma il dato che fa tremare di più i polsi riguarda il coinvolgimento di soggetti minorenni. Una vittima su 12 ha meno di 18 anni, mentre una vittima su 20 ne ha 14 o meno.
Passando all’analisi delle nazionalità delle persone coinvolte dalla tratta di esseri umani in Italia, c’è una netta prevalenza di nigeriani. Si tratta dell’87% dei soggetti coinvolti negli atti di sfruttamento: basti pensare che al secondo posto troviamo gli ivoriani, appena al 2,5%. La regione in cui è emerso il maggior numero di casi è la Sicilia, che presenta il 29,8% di soggetti al centro delle tratte. A seguire troviamo la Liguria, ferma al 14,3%, mentre al terzo posto troviamo il Piemonte, con il 13,7% di casi emersi su scala nazionale.
Sono invece 243 i casi accertati di illeciti legati allo sfruttamento lavorativo minorile. La quasi totalità di questi – ben 210 – riguardano il settore terziario, e più nello specifico quello dell’alloggio e della ristorazione. In questo caso, sono venuti alla luce ben 142 casi accertati di irregolarità e sfruttamento. Ma i poco più di 2mila casi riscontrati nel nostro Paese un anno fa, in base al report “Piccoli Schiavi Invisibili” di Save The Children, non è niente rispetto a quanto si verifica su scala mondiale. In questo caso, i numeri sono ben peggiori.
Nel mondo, infatti, le vittime di tratta o sfruttamento sarebbero oltre 40 milioni. Ma si tratta perlopiù di stime, visto che il fenomeno della tratta di esseri umani resta ancora molto sommerso. Tra i casi accertati, oltre 10 milioni di soggetti avrebbero meno di 18 anni. E addirittura circa il 5% degli esseri umani al centro di casi di sfruttamento di qualsiasi genere avrebbe meno di 8 anni. Relativamente ai Paesi dell’Unione Europea, ci si ferma ai circa 20mila casi rilevati nel biennio 2015-2016. Ed emerge in maniera evidente il fenomeno del cybercrime, l’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam durante il lockdown.
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E proprio a proposito del periodo di lockdown, il report rivelato da Save the Children porta alla luce una situazione ben peggiore. Il progetto Vie d’Uscita, per il contrasto e la fuoriuscita dal sistema di sfruttamento sessuale di minori e giovani tra i 12 e i 24 anni, ha intercettato ben mille nuove vittime nei primi sei mesi del 2020. Si tratta in particolare di persone provenienti dalla Nigeria e da Paesi dell’Est Europa. Le vittime si sono spesso trovate costrette ad accettare richieste sempre più spinte e prezzi sempre più bassi dai clienti.