Le suore del monastero della Santissima Annunziata di Marradi sono state costrette a sporgere denuncia per molestie telefoniche continuative contro ignoti. A dare la notizia sono state Barbara Betti, del Comitato Amici del Monastero di Marradi, e Raffaella Ridolfi, capogruppo del centrodestra nel consiglio comunale marradese.
E’ una situazione ormai giunta al limite, quella che sono costrette a subire le suore del monastero della Santissima Annunziata di Marradi, assillate notte e giorno, da più di un mese, da telefonate anonime. “Lasciateci in pace, nel nostro silenzio, nella nostra clausura, nella nostra preghiera”, è il disperato appello delle suore. Ormai giunte al limite della sopportazione, hanno allora deciso di affidarsi a un avvocato. A dare la notizia sono state Barbara Betti, del Comitato Amici del Monastero di Marradi, e Raffaella Ridolfi, capogruppo del centrodestra nel consiglio comunale marradese. “Si sono viste costrette a sporgere denuncia per ‘molestie telefoniche continuate contro ignoti’, perché ormai da più di un mese qualcuno con grande fervore cerca di rendere la loro vita impossibile di giorno e di notte“. Sia Barbara Betti che Raffaella Ridolfi sono da tempo interessate all’intera faccenda. Al centro delle molestie, quattro suore di clausura. Ormai impossibilitate a condurre una vita tranquilla, hanno deciso di reagire e procedere per vie legali.
La vicenda incrocia anche un altra storia: quella dei Superiori dell’Ordine Domenicano e dell’intento di attuare un trasferimento. Un trasferimento, però, non voluto dalle stesse suore. Il tentativo di sfratto voluto dall’Ordine, a Roma, prosegue ormai da tempo. Già a gennaio 2020 l’ex sindaco di centrodestra Paolo Bassetti e l’ex medico condotto Gabriele Miniati parlavano di suore “minacciate di sfratto senza motivo” dalla loro stessa Congregazione. Anzi, come riportato dalla Repubblica: se le abitanti del monastero non fossero state difese dalla resistenza del paese sarebbero già state condotte altrove contro la loro volontà. Una storia di pressioni, minacce, di visite non concordate, che hanno accresciuto l’angoscia delle suore, ancorate al loro monastero. A gennaio tre religiosi sono stati inviati dalla Congregazione a far visita al monastero, senza preavviso.
Le suore erano, però, già state avvisate dagli abitanti del paese e, consce di quanto stava per accadere, non hanno aperto la porta. Poi l’arrivo di un gruppo di fedeli nello spazio antistante il convento, che ha comportato la ritirata degli inviati. I fedeli in quell’occasione avrebbero commentato: “Cacciare delle suore che non sono di peso per nessuno, e possono mantenersi con le loro pensioni, è un sopruso”. I tentativi di sfratto deriverebbero da una norma del 2018 che prevede la chiusura dei conventi di clausura con meno di 5 religiose: questi conventi perdono diritto di eleggere una superiora, e possono esser chiusi “non più in grado di portare avanti una vita dignitosa”. Eppure le suore sono pronte a battersi tenacemente, anche per vie legali. Come sottolineato da Betti e Ridolfi: “Questa scelta nasce dalla ferma volontà di tutelare la salute e la dignità delle persone che compongono quella comunità, che possono avere profili di fragilità ad affrontare un ’trasloco’ coatto senza destinazione, come fossero cose e non persone capaci di intendere e di volere”.
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