A fornire i dati è il Rapporto OsMes sull’uso di farmaci durante l’emergenza coronavirus, riportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Il rapporto avrebbe sottolineato un significativo aumento nel consumo di idrossiclorochina, che registra un +4.662%.
Il Rapporto Osmed sull’uso dei farmaci durante l’epidemia Covid-19 si fa forte di un confronto tra i dati precedenti l’epidemia e quelli, invece, registrati in piena emergenza coronavirus. Lo studio, riportato dall’Agenzia Italia del Farmaco (Aifa) avrebbe registrato un significativo aumento del consumo di idrossiclorochina, con una variazione del +4.662% di confezioni per per 10.000 abitanti al giorno a livello nazionale. Eppure, come ha sottolineato il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini: “Le posizioni sull’idrossiclorochina sono omogenee in tutto il mondo oggi. A parte acuti politici, nella comunità scientifica internazionale c’è consenso sulla sostanziale inutilità del farmaco. Su alcune posizioni politiche non mi soffermo, ma sui metodi e gli approcci appare importante sentirsi parte della comunità internazionale e l’Italia credo abbia figurato bene”. Poi ancora: “Una riflessione su una maggior capacità di fare ricerca internazionale potrebbe essere utile. Ritengo che tutti hanno guardato alle proprie emergenze e poco al di là del confine. Alcune volte invece era dalla visione europea e internazionale che si trovava conforto, come ad esempio è successo per l’idrossiclorochina”.
Oltre a questo, i dati messi a disposizione forniscono anche un picco limitato nel tempo dell’uso dell’immunosoppressore tocilizumab. Poi ancora: incrementa l’uso di sedativi e ossigeno. Un quadro chiaro, quello che emerge dal confronto tra i due mesi precedenti l’epidemia e i mesi di piena emergenza. Il rapporto sottolinea la presenza di “un incremento temporalmente più repentino per tocilizumab, antivirali e antibiotici, mentre l’incremento dei consumi di idrossiclorochina, pur più rilevante e sostenuto, appare lievemente più ritardato raggiungendo il picco tra aprile e maggio 2020”.
Il dato particolare riguarda anche la distribuzione geografica di questi consumi, estesi anche a zone non particolarmente colpite dall’emergenza, fattore che lascerebbe “supporre fenomeni di accaparramento soprattutto in Regioni confinanti con quelle a maggiore prevalenza di Covid-19”. Per quanto riguarda i dati relativi alle terapie intensive, emerge “un incremento numericamente importante” per ossigeno, anestetici generali, sedativi e miorilassanti, soprattutto a partire dal mese di febbraio. L’aumento dei consumi aveva comportato, infatti, anche tentativi di calmierare “distorsioni distributive e nell’approvvigionamento”, misure adottate dall’Aifa proprio per assorbire alcuni contraccolpi causati dall’emergenza. In calo, invece, il consumo di eparina utilizzata nella profilassi del tromboembolismo venoso. Il dato “potrebbe essere legato ad una riduzione della prescrizione per i paziente chirurgici”, a sua volta causato dal rinvio di diversi interventi chirurgici.
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