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Cronaca

Christou (Medici senza frontiere): “Covid usato per bloccare gli sbarchi”

Il presidente di Msf mette in guardia chi mette nel mirino i migranti per addossare loro le colpe dell’aumento della curva di contagio. Christou ribadisce che “è indispensabile salvare ogni singola vita, e la sola regola da osservare deve essere il rispetto della dignità umana”.

Una vera e propria emergenza che rischia di scontrarsi con quella che ha tenuto banco nei mesi primaverili e di inizio estate. Da una parte ci sono i diversi sbarchi di migranti, che si stanno registrando da qualche giorno. Dall’altra c’è la madre di tutte le emergenze, quella relativa alla diffusione del Covid-19, che ha messo in ginocchio il mondo intero. E c’è chi cerca di speculare su quest’ultima per provare a bloccare il flusso di migranti in partenza dal Nord Africa. Almeno questo è ciò che ha notato un personaggio molto influente in tal senso, come Christos Christou.

Il presidente di Medici Senza Frontiere ha rilasciato una lunga intervista per Repubblica. Christou è stato molto duro in merito alla gestione dell’emergenza migranti, in particolare da parte di alcuni Stati. Il tutto condito da una serie di stoccate senza attenuanti. “La crisi dei migranti nel Mediterraneo – dichiara Christou – non farà che peggiorare per via delle insensate politiche dei Paesi europei, nordafricani e mediorientali che vedono in chi fugge solo un problema e non un fenomeno storico che va affrontato e risolto con competenza e umanità”.

La denuncia arriva forte e chiara poco più avanti, da parte del presidente di Msf. “Abbiamo osservato che sono sempre più numerosi i Paesi che strumentalizzano il Covid-19 usandolo sia per stigmatizzare i migranti sia per impedire gli sbarchi”, ha dichiarato. Un attacco senza mezzi termini da parte di chi, ogni anno, dispone in campo oltre 65mila volontari per salvare quante più vite possibili. E sul ‘no’ a oltre un miliardo e mezzo messo sul piatto dall’Ue per intensificare il lavoro di Msf, Christou spiega che “non abbiamo voluto accettare neanche un centesimo da chi ha incentrato la sua politica sulla propria sicurezza”.

Il numero uno dell’associazione umanitaria ribadisce che “nel Mediterraneo è indispensabile salvare ogni singola vita, e la sola regola da osservare deve essere il rispetto della dignità umana”. E in merito al modo in cui i Paesi del Mediterraneo dovranno intervenire, il capo di Medici Senza Frontiere è laconico. “È soprattutto necessaria – dichiara – una politica europea di ampio respiro che, di comune accordo con i Paesi da dove provengono i migranti, adotti ben altre misure ricettive rispetto a quelle attuali e preveda efficienti programmi d’integrazione. I leader europei dovrebbero anche intervenire là dove i diritti umani sono calpestati”.

Christos Christou – meteoweek.com

E quando gli viene chiesto dove le cose stanno andando peggio, Christou non ha dubbi: “È preoccupante quanto accade in Libia. Un Paese in guerra dove sono bloccati e in pericolo di vita circa 650 mila migranti, rifugiati e richiedenti asilo. È gente che vive in condizioni precarie con accesso limitato a cure mediche e assistenza umanitaria, vittima di violenze da parte di chi dovrebbe accudirla e che si comporta molto più spesso come uno spietato carceriere”. Ma anche la situazione nelle isole della Grecia non è delle migliori. Qui, secondo Christou, “ai migranti che vivono in condizioni spaventose nei centri di accoglienza è ancora imposto il lockdown”. Nonostante anche il turismo sia tornato alla normalità.

Ma sempre a proposito dell’emergenza Covid, Christou ha voluto dire la sua anche sui vaccini. La produzione continua e nei mesi autunnali dovrebbe iniziare anche la sua diffusione su scala mondiale. E secondo il numero uno di Msf è necessario che sul piano economico le cose debbano essere chiare e soprattutto a portata di tutti. “Chiediamo – dice – fin da ora che ogni nuovo trattamento contro il virus sia a tutti economicamente accessibile. Per questo ci rivolgiamo ai governi affinché non depositino brevetti su farmaci, test diagnostici e vaccini, e prevedano una produzione su larga scala per soddisfare la domanda globale”.

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L’ultimo passaggio dell’intervista riguarda un accostamento che è molto delicato, ma fino a un certo punto. Da una parte c’è il Covid-19, che sta provocando morti in giro per il mondo. Dall’altra c’è Ebola, che ha causato l’ultima grande epidemia su scala mondiale. Christou dice che “ci sono voluti 22 mesi per vincere Ebola anche perché, per via dell’annoso conflitto che funesta il Congo orientale, la popolazione ha perso ogni fiducia nelle istituzioni. Abbiamo imparato che non bastava combattere contro il virus, e che dovevamo interagire con le comunità, perché eravamo lì non per il morbo ma per i pazienti”.

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