Il governatore della Lombardia torna sullo scandalo camici in un’intervista. Fontana svela le origini del conto in Svizzera: “È perfettamente legale e compare ogni anno nelle mie dichiarazioni dei redditi”.
Attilio Fontana non ci sta e passa al contrattacco. Il governatore della regione Lombardia è nell’occhio del ciclone per lo scandalo dell’assegnazione della gara di appalto per i camici per gli ospedali della sua regione. Una gara che ha visto come vincitrice l’azienda Dama, gestita dal cognato. Attualmente Fontana è sotto inchiesta e ieri ha deposto proprio nella sede lombarda per spiegare le sue ragioni. Ragioni che l’esponente della Lega ha voluto esporre anche durante una lunga intervista, rilasciata per l’edizione odierna di Repubblica.
Fontana ci ha tenuto a prendere le distanze dalla posizione assunta ufficialmente dalla Lega e dal suo leader Matteo Salvini, che ha parlato di “giustizia a orologeria”. Anzi ha voluto precisare che “i magistrati devono svolgere il proprio compito e accertare la verità”. E quando gli è stato chiesto se sapeva dei rapporto tra Dama e la stazione appaltante della Regione, il governatore ha risposto così: “Dama, come altre aziende, aveva dato disponibilità a collaborare con la regione per fornire con urgenza i camici, in questo caso. Della procedura attivata da Aria non ero a conoscenza e non sono mai intervenuto in alcun modo per favorire quella procedura. Questo ho inteso esprimere quando ho affermato di essere completamente estraneo e ignaro della fornitura onerosa in questione”.
E poi si parla di quel famoso conto in Svizzera, da cui sono fuoriusciti parte dei soldi necessari per l’investimento sui camici. Anche in questo caso, Fontana ribadisce la propria innocenza: “Ho spontaneamente considerato di alleviare in qualche modo il peso economico della operazione di mio cognato, partecipando io stesso personalmente – proprio perché si trattava di mio cognato – alla copertura di una parte di quell’intervento economico. Si è trattato di una decisione spontanea, volontaria e dovuta al rammarico di constatare che il mio legame di affinità aveva solo svantaggiato una azienda legata alla mia famiglia”.
Fontana dice che il conto “non solo è perfettamente legale e frutto del lavoro dei miei genitori, ma è dichiarato, pubblico e trasparente”. Si tratta di un conto che è anche “riportato nella mia dichiarazione patrimoniale pubblicata sin dal primo giorno del mio mandato sui siti regionali come la legge prevede”. Le sue origini sono state svelate anch’esse dal governatore durante l’intervista: “Era un conto che avevano i miei genitori, una cosa purtroppo di moda a quei tempi. Poi, alla morte di mio padre il conto passò a mia madre. Morta mia mamma, a 93 anni, io l’ho ereditato e l’ho dichiarato nel rispetto delle leggi italiane e pagando il dovuto”.
Non mancano le punzecchiature, in particolare sull’eventualità che quel conto fosse frutto di un’evasione fiscale. Ma Fontana non ci sta: “I miei hanno sempre pagato tutte le tasse, mio papà era dipendente della mutua, mia madre era una super-fifona, figurarsi evadere. Non so davvero dirle perché portassero fuori i loro risparmi”. E sull’aver fatto ricorso a quel denaro per “agevolare” l’investimento di Dama, il governatore svela: “L’elemento più importante e che nessuno sottolinea è che la Regione Lombardia non ha tirato fuori un euro. E se questo è accaduto è perché io ho fatto rilevare la inopportunità di quella situazione”.
Più in generale, si parla anche della gestione dell’emergenza Covid in Lombardia. E Fontana ammette che la sua Regione non è stata perfetta. Seppur in un contesto in lento e inesorabile miglioramento: “In una situazione come quella in cui ci siamo trovati, ho più volte ribadito che sicuramente abbiamo commesso errori. Detto ciò, settimana dopo settimana, stanno emergendo ogni giorno dati scientifici e statistici incontrovertibili, che rilevano che, in tutte le aree metropolitane regionali simili alla Lombardia nel mondo, l’incidenza di contagi e decessi presenta numeri spesso più gravi di quelli lombardi”.
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L’intervista si chiude con un paio di passaggi fondamentali. In primis una richiesta che Fontana fa al premier Conte: “Collabori con noi come è stato fatto finora e come stiamo facendo noi stessi con i sindaci lombardi. I primi 400 milioni dei nostro piano da 3,5 miliardi li stiamo assegnando senza distinzioni fra destra e sinistra”. E poi le conseguenze che l’emergenza Covid ha portato nel rapporti tra Regioni e Stato: “Lo vedo anch’io questo tentativo di ri-centralizzazione. Ma se venisse presa questa direzione, l’impatto sarebbe devastante. Mi auguro ci sia un ripensamento”.
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