La vicenda giudiziaria si trascina da quasi due anni. Una mobilitazione nazionale chiede di riunire i bambini di 6, 11, 14 e 16 anni. “Dobbiamo ascoltarli tutti”. E parte uno sciopero della fame alternato
Una madre disperata rivuole i suoi figli, tolti dopo che due perizie la ritengono affetta da “Pas”. Si tratta della controversa e discussa sindrome da alienazione parentale che porterebbe a pesanti condizionamenti sui figli nel corso di separazioni difficili. Eppure, dopo battaglie giudiziarie infinite, non si arrende. “Mi mancano da morire — dice piangendo — dovrei essere più forte ma non riesco: ho vissuto sempre con loro, chiedo di poterli rassicurare e dirgli che la mamma non mollerà e che ce la farò a portarli a casa”.
Quattro fratellini che fanno lo sciopero della fame per tornare da lei. Un padre accusato di abusi sessuali nei confronti di una di loro, dopo la fine, appunto, del matrimonio. È una vicenda giudiziaria complicata – come ricostruito da Repubblica – e non ancora chiarita, quella che si trascina da quasi due anni e che vede protagonista una famiglia di Cuneo. Adesso alla faccenda si interessano tutti, come gesto di solidarietà: dalla politica ai media, dopo la scelta drastica del tribunale dei minori di separare i figli gli uni dagli altri. La Corte d’Appello ha fissato al 21 ottobre la decisione sul ricorso. Tre mesi che, in questa situazione, sembrano un’eternità.
“Non posso stare senza di loro, senza vederli e sapere come stanno. Devo riportarli a casa da me, loro me lo hanno chiesto e hanno supplicato tutti di lasciarli tornare”: L’appello della madre arriva forte e chiaro anche alla deputata Veronica Giannone che ha rilanciato uno “sciopero della fame a staffetta” per i fratellini. Questi ultimi, rispettivamente di di 6, 11, 14 e 16 anni, hanno scritto lettere alle istituzioni, hanno messo in atto lo sciopero dello studio, poi quello del pasto, pur di essere ascoltati.
E non ne hanno voluto sapere di essere affidati ai nonni paterni: hanno trasformato la convivenza in una guerra quotidiana che ha portato gli adulti alla resa. “Pensavano di tornare dalla madre, c’erano buone possibilità sia per gli assistenti sociali che per il pm. Tuttavia è arrivato il provvedimento più assurdo: separarli tutti e quattro”, spiega polemicamente l’avvocato della madre, Domenico Morace. I nonni paterni cercavano di far ritrattare le accuse, ma secondo l’avvocato non esistono motivi per procrastinare la privazione dei figli. “La madre è sana come dimostrato dall’Asl di Bologna”, ha ribadito.
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Ma il tribunale è stato – per ora – chiaro. “La madre è fortemente non collaborativa, svalutante e minacciosa. Il padre è ancora indagato e non ha mai incontrato i figli per il loro rifiuto. I minori paiono coalizzati nel rifiutare aiuto, convinti che l’unica situazione accettabile sia il ritorno dalla madre. La disposizione in comunità diverse è la scelta pià logica”.
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