Quando mancano meno di due mesi alla riapertura, il mondo della scuola è nel caos. Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è finita nel mirino per quanto “niente è pronto per ripartire”.
Per evitare gli assembramenti è necessario ridurre il numero di alunni per classi e, di conseguenza,serve più spazio. La riapertura, al momento, appare compromessa. “Non è il momento delle furbizie, delle approssimazioni, delle facilonerie, delle interpretazioni di comodo o degli slogan. È il momento della responsabilità che fa i conti con la realtà. È infatti in gioco né più né meno che il futuro dei nostri figli, cioè la loro formazione umana e culturale e la loro salute”, scrive il professor Stefano Gemmi, dirigente scolastico dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore tecnica e liceale in una lettera rivolta ai genitori degli studenti. Quella stessa lettera è arrivata a Montecitorio e rappresenta un po’ la voce di molti altri presidi. “Le aule del Galilei – continua il preside- nella sede e nella succursale, non possono ragionevolmente contenere, nella maggior parte dei casi, più di 21 persone, in uno spazio di circa 45 metri quadri, per poter rispettare i criteri di distanziamento sociale, cioè la distanza di un metro tra le bocche degli studenti e la distanza di due metri tra la prima fila di banchi e la cattedra dell’insegnante”, Non è possibile quindi rispettare le norme anti-Covid e quindi la soluzione qual è? Stare chiusi? Non è più possibile.
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Per sopperire a tale carenza di spazi il preside Gemmi propone di sfruttare tutti gli spazi disponibili quali, per esempio, “la grande aula multimediale, utilizzata per tutt’altri scopi: riunioni dei docenti, r conferenze, laboratori didattici, incontri, messe in spazio teatrali e molto altro. Le classi che superano la quota massima di 21 studenti “dovranno integrare didattica in presenza e didattica a distanza, pur con turnazioni molto ragionevoli, dai venti ai dieci giorni, a seconda dei casi”. La didattica a distanza si è dimostrata essere una risorsa preziosa, soprattutto durante il periodo di lockdown. “Nulla vieta che i provvedimenti che si rendono necessari oggi possano o debbano essere revocati, cambiati, integrati, migliorati domani, al variare delle circostanze e alla prova dei fatti”, conclude il preside del “Galilei”. Il tempo stringe e, oltre al problema dei banchi, mancherebbero le aule dove posizionarli. “Le scuole hanno una normativa anti-incendio ben precisa e, quindi, sebbene tutti rispondano in modo solidale e positivo, è difficile riaprire le aule. Io ho bisogno di sei classi che siano tutte nella stessa struttura”, spiega per telefono Daniela Gennaro dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Claudio Abbado al quotidiano “Il Giornale”. “Si tratta di un villino privato degli anni ’20 che è stato donato al Comune di Roma perché venisse usato come scuola”, spiega ancora la preside, “È una struttura piccola molto ambita dalle famiglie e proprio per questo motivo abbiamo una lista d’attesa”. I problemi per la prossima riapertura sono ancora molti e sarà difficile risolverli prima dell’inizio.