La prima giornata dell’ex pilota di F1 Alex Zanardi trasferito nella clinica di Villa Beretta per la riabilitazione. Con il sostegno della moglie Daniela e del figlio Niccolò, circondati da amici e fan. Prevarrà tuttavia il silenzio. “Non ci saranno bollettini medici informativi”
Tra la camera di Alex e i suoi familiari che attendono in trepidante attesa c’è tanta speranza. “E’ una tigre, ce la farà e da qui – vedrete – verrà fuori in piedi”, dice Jacopo. Le protesi alle gambe come Zanardi, le stesse braccia possenti e tatuate; è un tifoso ed è in sala d’aspetto in attesa di una visita di controllo. La speranza resta viva, così come la consapevolezza di avere a che fare con un atleta dal fisico fortissimo. In fondo, anche se la chiesetta di San Michele, là fuori, invita ad affidarsi alla fede, per la sorte di un atleta non c’è miglior preghiera laica del sostegno dei fan. Magari avrà ragione Jacopo: “Sarà il luogo del risveglio. I medici lavoreranno per svegliarlo, poi si vedrà”. E’ lo stesso parere della moglie e del figlio Niccolò, che ogni giorno si aspettano segnali positivi.
La gara più lunga è iniziata, ieri è stato il primo giorno intravedendo una ripresa. “Hanno incominciato a lavorare – raccontano dall’inner circle di Zanardi, il piccolo e affiatatissimo team composto dai familiari e dai professionisti vicini al campione – ieri è stato il primo giorno di quello che potremmo definire un allenamento”.
“Sarà un percorso lungo, serviranno dei mesi”
Sarà un allenamento lungo, intenso e doloroso, fanno sapere dall’entourage. Lungo quanto? Certamente mesi. Qualcuno, per non inciampare in eccessi di ottimismo, traccia un perimetro di “almeno un anno”. Ma una cosa è certa: almeno in una prima fase – come ricostruito da Repubblica – delle condizioni di Alex Zanardi, di come il suo corpo risponderà agli stimoli ai quali lo sottoporranno i medici, di quanti e quali passi il suo cervello farà dal buio alla luce, se si saprà qualcosa sarà soltanto perché frammenti di notizie, forse, o magari no, filtreranno dalle persone più vicine all’atleta.
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Quelle emotivamente più esposte dentro questa odissea fatta di sofferenza, angoscia, curiosità mediatica. Dai medici non uscirà nulla e la notizia è parsa ufficiale. “Non ci saranno bollettini quotidiani, non saranno date informazioni e i medici non rilasceranno interviste”, fa sapere la direzione sanitaria dell’ospedale Valduce di Como. Niente bollettini, solo speranza.