Mario Paciolla era un volontario dell’Onu ed è stato trovato morto mercoledì nella sua stanza in Colombia; sulla sua morte un alone di mistero.
Aveva chiamato casa dicendo che voleva tornare, qualcosa non gli tornava, si sentiva in pericolo. A trovare il corpo è stata la squadra Onu che era andata a chiamarlo a casa, l’hanno trovato con le vene dei polsi tagliate. I compagni di lavoro avrebbero confessato agli inquirenti che il ragazzo negli ultimi tempi era sempre più nervoso e preoccupato, cosa confermata anche dalla famiglia a Napoli. La missione in Colombia dell’Onu è quella di favorire la pace in un territorio lacerato dalla criminalità e dal malaffare. Secondo i primi accertamenti avrebbe denunciato un fatto ai suoi superiori prima di essere ucciso.
La regione dove operava anche Mario è al quarto posto per numero di omicidi e pochi giorni fa aveva accompagnato il sindaco della cittadina e il governatore presso alcune comunità locali per avviare un processo di allontanamento dalla malavita, poi, alla fine, ne è rimasto vittima.
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Sul decesso sono state aperte due indagini indipendenti, una delle autorità locali e l’altra della Missione delle Nazioni Unite in Colombia. Mario Carmine Paciolla si trovava in Colombia nell’ambito di un progetto di cooperazione per il riavvicinamento tra il governo colombiano e gli ex ribelli delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e per la riqualificazione delle aree che venivano sfruttate per il narcotraffico. Una prima risposta su quello che è realmente successo potrebbe arrivare dall’esito dell’autopsia, effettuata in Colombia.Da segnalare, come riportato da Repubblica, l’assoluta assenza di questo argomento nei media colombiani che, costretti a dare conto quotidianamente di molteplici uccisioni di leader sociali ed ex guerriglieri delle Farc, non considerano evidentemente la vicenda di Paciolla particolarmente rilevante.
“In parallelo agli studi – ha raccontato l’Università di Napoli frequentata dal giovane – Mario ha coltivato le sue aspirazioni giornalistiche ed era membro della Youth Press Italia nell’ambito del network European Youth Press. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, lo ricorda come uno studente e un collega di studi brillante, curioso, aperto e cittadino del mondo per vocazione, che già da studente si distingueva per la dedizione e l’onestà del suo lavoro”. Era un ragazzo brillante con moltissimi sogni che alla fine, in qualche modo, si sono spenti.