L’emergenza coronavirus e il conseguente lockdown continuano a far sentire i loro effetti in ogni ambito e settore, compreso quello delle dipendenze. A confermarlo è un rapporto proposto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) che sottolinea: c’è il forte rischio di un aumento della dipendenza da droghe provocata dagli “effetti della crisi economica e sociale”.
E’ direttamente l’Istituto superiore di sanità (Iss) a lanciare l’allarme: passato il picco dell’emergenza sanitaria, l’Italia delle fasi 2 e 3 dovrà fronteggiare il reale rischio di un aumento della dipendenza da droghe, generalmente legata agli “effetti della crisi economica e sociale”. Una crisi che, tra l’altro, è affiancata dal “ritorno delle consuete piazze di spaccio”. A confermare il rischio di un incremento delle dipendenze è il Centro nazionale Dipendenze e Doping: il centro avrebbe portato avanti un’indagine proprio per comprendere in che modo la pandemia da coronavirus ha influenzato i Servizi per le Dipendenze (Ser.D.). Stando a quanto emerso, il vero rischio sarebbe rappresentato proprio dal post-lockdown, e non solo per quanto riguarda l’aumento delle dipendenze. Un altro problema riguarderebbe, ad esempio, una maggiore facilità di contagio da coronavirus tra tossicodipendenti. Durante l’emergenza, infatti, la riorganizzazione degli spazi per la somministrazione di farmaci e la distribuzione di dispositivi di protezione individuale ha permesso di “evitare che tanti pazienti con disturbo da uso di sostanze si contagiassero e, soprattutto, contagiassero altre persone”. Mentre durante il lockdown lo spaccio si è per lo più spostato sul dark web, ora la riapertura delle piazze sta già provocando “la ripresa della circolazione delle persone, che determina l’inevitabile ricerca delle sostanze d’abuso nelle piazze di spaccio e il possibile consumo in gruppo”. Una considerazione che si aggiunge a un ulteriore elemento, al di là del fattore “sanitario”: il disagio sociale provocato dalla pandemia potrebbe causare un allargamento del bacino di persone dipendenti da sostanze. Lo studio ribadisce: “La crisi economica e sociale che potremmo trovarci ad affrontare” può costituire “un serio fattore di vulnerabilità per lo sviluppo del disturbo da uso di sostanze”.
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Il quadro che emerge, dunque, illustra una situazione particolare: il lockdown avrebbe provocato una riduzione del consumo a breve termine, soprattutto da parte di consumatori socialmente integrati. Tuttavia, durante quel periodo, sono aumentate le richieste di sostegno economico e psicologico da parte dei consumatori assidui. A confermarlo uno studio, riportato dalla Repubblica, che evidenzia dati significativi relativi alla regione Lazio: negli ultimi due mesi è stata registrata un’impennata del numero di richiedenti aiuto ai servizi ambulatori, Serd e centri della regione Lazio. Il confronto tra i numeri parla chiaro: prima del coronavirus questi centri accoglievano circa 100 richieste al mese; ora si viaggia su un minimo di 150 richieste mensili. A confermarlo, infatti, sarebbero gli stessi dati della regione Lazio, indicativi di un andamento che potrebbe esser sintomatico di tutto il Paese. Le dipendenze più diffuse riguarderebbero non solo le droghe, ma anche l’alcol e la ludopatia. Così la pandemia aggraverebbe fenomeni già in crescita da tempo: nel 2018 sono stati 16.882 i pazienti dei Serd; nel 2019 sono saliti a 18.282. Per il 2020 ancora non si hanno dati certi, ma un indicatore è già evidente: le richieste di aiuto sono aumentate del 52%. A creare apprensione anche la larga diffusione di ludopatia, commentata anche dall’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato: “Preoccupa la presenza di giovani e donne, è un’emergenza. Trovo assurdo uno stato che fa del gioco un’entrata di bilancio e poi produce malati che devono essere curati dalle ludopatie addirittura aumentate nel tempo del Covid”.