Era scomparsa da 5 giorni, il corpo è stato scoperto nei boschi, la polizia ha arrestato un ragazzo di 32 anni che la vittima conosceva molto bene.
Pinar Gultekin è stata trovata nei boschi: il suo corpo riverso sotto un mucchio di foglie senza vita e la speranza per un futuro pieno di gioia intrappolata negli occhi. A toglierle la vita il suo ex fidanzato, 32 anni, ora in arresto. Il suo corpo si trovava nei boschi del distretto di Mentese, nella provincia di Mugla, dietro la città di Dalaman che si apre sulla costa del Mare Egeo. Risultava scomparsa da 5 giorni. Dalle prime indagini la ragazza sarebbe stata strangolata e il suo corpo abbandonato in un bosco dietro il villaggio. Solo nell’anno solare 2019 in Turchia sono state assassinate 474 donne, quasi tutte per motivi legati a relazioni opprimenti o finite male.
Lo svela l’associazione “Fermiamo i femminicidi”, con sede a Istanbul. 2600 donne sono state assassinate negli ultimi dieci anni, il 38% è vittima di abusi fisici o psichici da parte dei partner. Le autorità governative avevano pensato come rimedio di istituire il matrimonio riparatore ma la proposta non è mai entrata in vigore.
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Il caso di Pinar ha fatto alzare la voce dei più che, tramite i media locali e le piattaforme, hanno condannato e criticato le violenze, arrivando anche ad accusare le autorità, ritenute colpevoli di non aver strutturato sufficienti misure, leggi adeguate, mezzi di protezione. La generazione z è in rivolta. Molto attiva la piattaforma indipendente “Fermiamo i Femminicidi”, che ha sede a Istanbul. La segretaria generale dell’associazione, Fidan Ataselim, sostiene che nel 2019 sono state assassinate in Turchia almeno 474 donne. Un dato in aumento rispetto agli anni precedenti. “Nel 2016 – ricorda Ataselim – il governo aveva proposto una legge sull’amnistia per gli autori di abusi sessuali sui minori, tutte le donne si sono opposte e la proposta è stata ritirata. Se ora ci riprovano, la combatteremo di nuovo”. All’inizio del 2020, prima del lockdown per la pandemia, centinaia di donne si sono riunite in una piazza di Istanbul, controllate a vista dalla polizia, per ballare una canzone che terminava con le parole: “Lo stupratore sei tu!”. Oggi il brano viene riproposto su molti social. Sarà forse questo il momento della rivoluzione?