Don Emanuele Moscatelli, alla guida della chiesa di San Lorenzo Martire, alle porte di Roma, si sveste dei paramenti liturgici e indossa la fascia tricolore per celebrare un rito civile.
La diocesi di Civita Castellana annuncia che a Sant’Oreste in provincia di Viterbo il parroco don Emanuele Moscatelli ha sposato civilmente, nei giorni scorsi, due donne su delega del sindaco, poi si è dimesso spontaneamente ed ora si trova in ritiro spirituale in una sorta di “pausa di riflessione”. A pochi giorni dalla celebrazione, il parroco si sarebbe recato dal sindaco Valentina Pini, eletta con una lista civica, affinché gli concedesse la possibilità di esaudire il suo desiderio e per la gioia delle due spose; a raccontare l’episodio è proprio il primo cittadino del cittadina capitolina: “il parroco mi ha chiesto di potere avere la delega per sposare le due donne perché è prerogativa del sindaco concederla, e nella volontà di non ledere i diritti di nessuno, gliel’ho data”. La notizia ha suscitato enorme scalpore ed è stata rilanciata sui social dalle associazioni Lgbt che commentano l’accaduto come un segno positivo di inclusione, apertura ed uguaglianza; così come sul fronte opposto Radio Spada, sito cattolico conservatore, che invece critica la scelta del vescovo di non aver preso provvedimenti nei confronti del prete. “Si tratta di una libertà civile dello Stato, che non dovrebbero influenzare l’attività legata alla Chiesa, di un parroco. Ci sono tanti parroci che benedicono le fedi nuziali di coppie omosessuali, non riesco a vederne la differenza”, commenta invece Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center.