Sono finite in carcere con l’operazione Eride, 15 persone accusate a vario di titolo di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di droga.
È stata eseguita dai carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Palermo, nei confronti di 15 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di droga, con l’aggravante di aver favorito la mafia. L’indagine del Nucleo investigativo del Comando provinciale alla famiglia mafiosa di corso Calatafimi, inserita nel mandamento di Pagliarelli, l’operazione denominata Eride ha rivelato uno “spaccato della realtà mafiosa palermitana e del suo diretto coinvolgimento in dinamiche legate al traffico e alla vendita al dettaglio di droga”.
Alcuni dettagli dell’indagine erano già emersi in precedenza con l’operazione Cupola 2.0 del 4 dicembre 2018, che era servita a smantellare una commissione di Cosa nostra che si era tornata a riunione nel maggio del 2018. In quel contesto erano state già arrestate 10 persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Pagliarelli, tra cui Settimo Mineo, capo del mandamento, Filippo Annatelli, reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi e Salvatore Sorrentino, referente del quartiere Villaggio Santa Rosalia. “Nello specifico è stata cristallizzata sin dalla sua genesi – da una nota del Comando – una riorganizzazione della struttura sulla gestione del traffico per la vendita di stupefacenti nel territorio controllato dalla famiglia di corso Calatafimi. La rimodulazione degli assetti veniva proposta ad Annatelli da un affiliato della consorteria, Salvatore Mirino”.
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Gli incontri nelle agenzie di pompe funebri
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Salvatore De Luca, Mirino avrebbe convinto il referente mafioso ad affidargli, dopo la sua scarcerazione, il controllo dello spaccio di stupefacenti. Fondamentale l’incontro tra Annatelli e Mirino, avvenuto in un’agenzia di pompe funebri del febbraio del 2017. Una riunione monitorata, durante la quale “si era deciso di estromettere il sodale precedentemente incaricato della gestione del traffico di stupefacenti, individuando la necessità di affidarne il controllo a nuovi personaggi di massima fiducia”.
La nuova famiglia
Al vertice della nuova famiglia c’era Annatelli, Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino erano incaricati di gestire il traffico e lo smercio della droga con il ruolo di intermediari. Giuseppe Massa (detto “Chen”) e Ferdinando Giardina erano considerati i responsabili della fornitura dello stupefacente ai pusher di livello inferiore, oltre a dover riscuotere il denaro delle vendite. A riguardo sono stati ricostruiti altri due incontri, avvenuti a marzo e aprile 2018 in un negozio di parrucchieri. A presiederli sarebbe stato Annatelli.
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“Al primo incontro – hanno riferito dal Comando provinciale – hanno partecipato Mirino e Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro. Al secondo invece hanno preso parte Rizzuto e Salvatore Pispicia, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Porta Nuova e diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova. Dopo alcune imprudenti espressioni di Scalavino, che aveva riportato al proprio referente mafioso un presunto inasprimento dei rapporti con la limitrofa consorteria su quali fossero le fonti legittime di approvvigionamento dello stupefacente, infatti, i due incontri si erano resi necessari proprio per chiarire la persistenza di ottime relazioni tra i sodalizi e l’intenzione di continuare a collaborare nell’illecito traffico e nella successiva redistribuzione di stupefacenti”.