In aula in Tribunale a Roma Andrea Varriale, il collega del vicebrigadiere ucciso Mario Cerciello Rega, ha lasciato la sua deposizione dei fatti nel corso del processo che vede imputati i ragazzi americani Finnegan Elder e Gabriel Natale Hjorth. Varriale in aula afferma: “Ci siamo avvicinati e abbiamo tirato fuori il tesserino e ci siamo qualificati dicendo: carabinieri”.
Prosegue il processo per la morte del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, morto tra il 25 e il 26 luglio dello scorso anno nel quartiere Prati, a causa delle coltellate del ragazzo americano Finnegan Elder. Il processo vede imputato anche un secondo giovane californiano, Gabriel Natale Hjorth. Durante l’udienza in Tribunale a Roma, Andrea Varriale, il collega dell’agente rimasto ucciso, ha rilasciato la sua testimonianza: “Quando abbiamo visto i due abbiamo attraversato la strada e gli siamo andati incontro. Ci siamo avvicinati e abbiamo tirato fuori il tesserino e ci siamo qualificati dicendo ‘carabinieri’. Eravamo a circa 3-4 metri. Poi abbiamo riposto i tesserini e ci siamo avvicinati per essere a mani libere. Non avevo la pistola, ma ora controllo sempre che i colleghi escano armati”. Così Varriale ripercorre le dinamiche dell’accaduto, specificando, dal suo punto di vista, un elemento sul quale si sono concentrati molti dubbi dell’indagine: i carabinieri si sono qualificati in qualità di agenti?
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L’intero processo, infatti, resta appeso a un dato fondamentale: la legittima difesa. I due ragazzi americani imputati dell’omicidio, infatti, continuano a sostenere di aver agito per legittima difesa, credendo che i due carabinieri, non qualificatisi e in borghese, fossero due malintenzionati. In quella notte i due, dopo esser stati truffati da un pusher, avrebbero rubato lo zaino di Sandro Brugiatelli, il mediatore che li aveva condotti dallo spacciatore. Proprio Brugiatelli avrebbe chiamato i due carabinieri per riottenere la propria borsa. Poi, all’arrivo dei due agenti, la colluttazione con gli americani e la morte di Cerciello. Varriale ora ribadisce: “Siamo andati soli ed anche disarmati perché le condizioni ci lasciavano credere che i due fossero ladri di polli”. Varriale non ha dubbi e, nel rispondere alle domande del difensore di Hjorth, ribadisce: “Noi li abbiamo individuati, ci siamo qualificati, ci siamo avvicinati”. Poi, sulla decisione di non portare con sé l’arma quella sera afferma: “E’ stata una responsabilità esclusivamente mia”. Una decisione che non può essere applicata, invece, al precedente turno in zona Termini, durante il quale era munito di pistola “perché la riteniamo una zona pericolosa”.