Vando, il fratello di Gianni Fossati, racconta a Fanpage.it la vicenda della morte dell’ex manager milanese, morto lo scorso 24 marzo a causa del coronavirus. Gianni Fossati sarebbe stato sepolto al campo 87 del cimitero Maggiore di Milano, insieme alle altre salme non reclamate. Ora il fratello denuncia: “Il comune chieda scusa”.
Suscita ancora imbarazzo e dolore la vicenda della morte di Gianni Fossati, ex manager milanese deceduto lo scorso 24 marzo a causa del coronavirus, sepolto per errore al campo 87 di Milano. La salma del manager 79enne, infatti, sarebbe stata oggetto di diversi disguidi burocratici, di problemi di comunicazione tra istituzioni e famiglia Fossati. In questo groviglio di malintesi, con colpe ancora da distribuire, la famiglia non sarebbe riuscita a reclamare in tempo la salma di Gianni Fossati, finita per sbaglio nel campo 87 del cimitero Maggiore di Milano, insieme alle altre salme non reclamate dai parenti o sepolte lì per ragioni economiche. A parlare, ora, è Vando Fossati, fratello dell’ex manager, che in un’intervista a Fanpage.it afferma: “Oggi la rabbia è concentrata su questo campo di patate, è un’idea di mancanza di dignità”. La famiglia non nasconde il suo rancore per la fine riservata all’ex manager di Rcs, vicepresidente dell’Accademia della cucina italiana e insegnante dell’università Cattolica di Milano. Un errore che ha mandato in fumo le volontà di Gianni Fossati, il quale avrebbe voluto, invece, esser cremato e sepolto a Pavia, vicino alla tomba della madre. Così Vando Fossati incalza: “Ho scritto al sindaco Sala quando non sapevamo dov’era il feretro perché nessuno ci ha avvisato”.
E Vando allarga poi il discorso, rivolgendosi alla “mancanza di dignità” con la quale sono state trattate ben “30 famiglie”, oltre alla sua, durante l’emergenza coronavirus. “Non riesco a capire come l’assessore Cocco, vedendo questo campo, non prenda un dirigente e dica ‘sistemalo’. Mettesse un cippo per dire ‘questi sono i nostri morti per Covid, nostri, di Milano'”. La stessa Roberta Cocco aveva affermato che la decisione fu presa a causa dell’esigenza di rispettare un’ordinanza del sindaco nella quale diventavano 5 i giorni a disposizione per le sepolture, a dispetto dei 30 previsti in una situazione non emergenziale. Così l’assessore ribadisce: Palazzo Marino aveva bisogno di un luogo “dove operare le sepolture nel minor tempo possibile“. Nel frattempo la prefettura di Milano si sarebbe già attivata per risolvere la questione Fossati (e casi simili), cercando di accelerare i tempi di riesumazione per spostare la salma a Pavia, come voluto da Gianni. La famiglia Fossati, intanto, non può che aspettare e, nell’attesa, pretendere almeno un palliativo in grado di affievolire il dolore: “C’è una parolina magica che davvero cambierebbe le cose se venisse usata, ed è ‘scusate'”.
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