Le trattative Ue per trovare un accordo su Recovery Fund e piano pluriennale 2021-2027 proseguono, ed emergono anche le argomentazioni dei due fronti. Su quali basi poggia, allora, la cautela dei Paesi frugali nell’elargire fondi all’Italia?
In Unione europea prosegue il confronto per trovare un accordo sul Recovery Fund, e lo fa armandosi di argomentazioni, da ambo le parti. Per quanto riguarda i Paesi frugali, persiste una certa diffidenza nei confronti del meccanismo di accesso al Recovery Fund, tanto che l’Olanda insiste per ottenere il diritto di veto sui piani nazionali che i Paesi richiedenti dovranno presentare per ricevere i fondi. Ma qual è l’argomentazione dell’Olanda? Qualche giorno fa il premier olandese Mark Rutte ha trovato le sue ragioni per portar avanti la battaglia, consultando le analisi dell’Ocse. Le analisi in questione, infatti, a loro volta sottolineerebbero le ripercussioni di Quota 100, la manovra in grado di abbassare, in alcuni casi, l’età di pensionamento. La riforma, fortemente sostenuta dalla Lega, permette dal 2019 di andare in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi. Il giudizio dell’Ocse, però, lascia qualche dubbio sulla bontà del provvedimento: “L’Italia ha fatto retromarcia rispetto alle misure approvate in precedenza”. Un giudizio fondato sull’analisi di un indicatore: la differenza tra età di pensionamento legale e quella di pensionamento anticipato. In Italia questo indicatore sarebbe di 5 anni, dal momento in cui Quota 100 consente il pensionamento a 62 anni, e non più a 67. Si tratta, però, dell’indicatore più alto tra tutti i Paesi Ocse. In Olanda, ad esempio, il divario tra pensionamento legale e anticipato è di due anni.
A questo si aggiunga qualche dato sulla spesa sul Pil per le pensioni. Italia, infatti, le pensioni costano circa il 15,6 per cento del Pil, stando al rapporto della Commissione europea risalente al 2018. Una percentuale altissima, se confrontata con quella media dell’Ue, pari al 12,3 per cento. Tanto più se rapportata a quella dell’Olanda, che addirittura corrisponde al 7,3 per cento. Ma, stando a quanto sottolineato da Repubblica, la diffidenza del premier olandese Mark Rutte potrebbe esser dovuta anche all’analisi del recente rapporto di Itinerari previdenziali, uno studio realizzato da Alberto Brambilla. In Quo vadis quota 100? viene infatti stilato un pronostico su come gli effetti dovuti all’emergenza coronavirus si riverseranno anche sulla fisionomia di Quota 100. Se fino ad oggi, infatti, le richieste di adesione alla pensione anticipata sono state meno di quanto preconizzato, la situazione potrebbe cambiare nei prossimi due anni, quando l’orizzonte di una profonda crisi e del rischio licenziamento potrebbe convincere sempre più persone ad anticipare la propria pensione. Questo si tradurrebbe in 100 mila uscite in più. Tradotto in euro, l’aumento dei costi potrebbe arrivare a 48,5 miliardi in più. Sarebbe necessario, dunque, prestare attenzione a come il meccanismo interagirà con l’effetto Covid, visto che al momento Quota 100 rimarrà in vigore fino al 2021, in qualità di ammortizzatore sociale.
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