Giorgia Meloni prosegue spedita. Nell’arco di 12 mesi ha guadagnato quasi il 10%
La rilevazione è firmata da Monitor Italia, nato dalla collaborazione tra Agenzia Dire e Istituto Tecnè. Un boom di consensi generato da progressi costanti, nell’arco di 12 mesi. In un anno Fratelli d’Italia ha guadagnato quasi il 10 per cento (esattamente + 9,4% rispetto a luglio del 2019). Mentre la Lega di Matteo Salvini, ha perso 12 punti. E la prima volta che Fdi tocca il 16%, un punto secco sopra il M5s fermo al 15%.
Se si prendono come parametro i dodici mesi, c’è un verdetto negativo anche per le due forze politiche che sostengono il Governo Conte: il Pd è a -3,4%; M5S a – 2,3%. Guadagna qualcosina Forza Italia con un + 0,3% di consensi in 12 mesi. La Lega rimane comunque al primo posto con il 24,9%, in calo dello 0,4 rispetto alla scorsa settimana; il Pd al 20,2% (- 0,2%); Fratelli d’Italia al 16,0% (+ 0,2%); M5s al 15,0% (+ 0,3%); Forza Italia al 8,3 (+ 0,1%); la Sinistra al 2,9% (+ 0,2%); Azione al 2,9% (+ 0,1%); Italia viva al 2,7% (- 0,2%); +EU al 1,9% (+ 0,1%); Verdi al 1,6% (- 0,2%).
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Un salto di qualità del centrodestra
Prendendo come riferimento anche le coalizioni, il centrodestra arriverebbe a quota 49,2%. Dando uno sguardo indietro nel tempo, vi è sempre stata una progressione piuttosto irregolare del consenso di Fratelli d’Italia che ha avuto nella sua storia iniziata con l’1,96% del battesimo politico alle elezioni del 2013, proseguita con il 3,67 delle Europee del 2014 (e il mancato raggiungimento della soglia del 4%); il 4,35% delle Politiche del 2018 e il 6,46% alle Europee del 2019. Elezioni quest’ultime che rappresentarono un vero e proprio salto di qualità in termini di credibilità e consenso una marcia che si è consolidata sottraendo consensi alla Lega, ma anche acquisendo la capacità di parlare ad ambienti un tempo diffidenti verso la creatura di Giorgia Meloni. FdI ormai avrebbe anche superato lo storico traguardo del 15,7%, toccato nel 1996 da Alleanza Nazionale. La destra italiana, sembra aver conquistato quella seconda occasione tanto agognata da molti per quest’area politica dopo la parabola complessa e dolorosa di Gianfranco Fini.
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Pd e M5S
Se il centrodestra mostra buona salute, Nicola Zingaretti tenta ancora di strappare un accordo con i Cinquestelle per le Regionali, accordo raggiunto solo in Liguria, mentre Pd e M5s andranno divisi nelle altre cinque regioni al voto, Puglia compresa. «C’è una parte del Paese che dice che siamo subalterni ai Cinquestelle, che dice a loro che sono subalterni a noi. Lo fanno perché hanno paura dell’unità del centrosinistra. Vogliamo governare. Ma come si può soltanto teorizzare che, a prescindere dai programmi locali, insieme possiamo governare l’Italia, ma non nei territori?». L’ambizione di Zingaretti, insomma, è quella di unificare il centrosinistra, giudicando evidentemente M5S una formazione appartenente a quest’area, e «portare una sfida unitaria al centrodestra»