Riaprire le scuole a settembre? I sindacati sostengono che il governo dovrà garantire le risorse necessarie, soprattutto quelle umane, altrimenti non sarà possibile. Dall’altra la ministra Lucia Azzolina controbatte affermando che la riapertura avverrà a settembre senza problemi.
L’allarme sulla prossima riapertura scolastica è stato lanciato venerdì mattina – all’unisono – dai sindacati, sempre più in rotta di collisione con Lucia Azzolina. La replica della ministra non si è fatta attendere: «La scuola riaprirà regolarmente il 14 settembre, escludo nuovi lockdown. Dai sindacati mi aspetto collaborazione. Noi per settembre saremo pronti, ma ognuno deve fare la propria parte. Non si può dire di no a tutto”, ha dichiarato durante un’intervista all’Huffington Post. Non solo gli attacchi dai sindacati però, la ministra continua la polemica anche con Matteo Salvini che ribdisce: ” Mancano i banchi? Gli spazi? Io credo che alla scuola italiana manchi il ministro. Azzolina è la peggiore degli ultimi decenni”. La ministra controbatte affermando che viene attaccata continuamente ” perché è una donna e per di più grillina”, ma ora vuole spiegare tutto in tv.
Ma se davvero le scuole dovessero riaprire, come lo faranno?A meno di due mesi dalla prima campanella, presidi, assistenti amministrativi e bidelli trascorrono le loro giornate con il metro in mano, misurando e spostando banchi e arredi, mappando aule, palestre, laboratori e corridoi: insomma tutti gli spazi possibili per far posto ai tanti stuenti che torneranno finalmente tra i banchi dopo il lockdowm. Ancora ad oggi però sembra non ci sia posto per il 15% degli alunni italiani. Una situazione che il leader della Cgil Scuola Francesco Sinopoli sintetizza così: «Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene, bisognerebbe essere onesti”. La situazione delle scuole è drammatica. I dirigenti scolastici sono a caccia di spazi e anche il numero di insegnanti non è sufficiente.
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“La scuola si fa a scuola” è un’iniziativa promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda della scuola. I sindacati vogliono che si ritorni tra i banchi, non vogliamo accettare soluzioni diverse. “Abbiamo bisogno di un decreto legge sulla scuola. Il governo deve dire con chiarezza che bisogna riaprire la scuola in presenza”, ha concluso il sindacalista. La ministra Azzolina ha chiesto al Mef 80 mila nuovi docenti, ma per riempirli mancano i candidati, soprattutto al Nord dove alcune graduatorie sono esaurite da tempo. Mancano docenti di matematica e italiano alle medie, mancano insegnanti di sostegno, sia fra i precari storici che nelle graduatorie dei concorsi, la situazione non è più sostenibile. il primo concorso, quello straordinario per 32 mila nuovi prof delle medie e delle superiori, dovrebbe svolgersi in autunno ma non otterranno la cattedra i vincitori prima di settembre 2021. E allora cosa succederà per l’anno 2020/2021?
Secondo il calcolo dei sindacati, grazie ai soldi stanziati finora si potrebbero assumere a tempo determinato, cioè da settembre a giugno, poco più di 56 mila docenti e 16 mila Ata, che suddivisi fra gli 8 mila istituti scolastici italiani corrispondono a 7 insegnanti e 2 fra assistenti amministrativi e bidelli in più per scuola. Troppo poco, non basterebbero assolutamente a riempire il vuoto scolastico di cui si discute da mesi. Le indicazioni del ministero in questo senso non sono univoche. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio Rocco Pinneri, ad esempio, pochi giorni fa ha inviato una lettera ai presidi invitandoli a rifare i conti di banchi e spazi per non dover assumere insegnanti in più o ricorrere alla suddivisone delle classi. Forse il piano per la prossima riapertura del sistema scolastico italiano non sta andando come pensavano e i cambi di marcia saranno all’ordine del giorno.
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