La prima assemblea in Amazzonia: la voce di indigeni e cittadini

La prima assemblea in Amazzonia: la voce di indigeni e cittadini

BELO HORIZONTE, BRAZIL - JULY 13: (L/R) Juari and Aponãhi, indians of the Pataxo HaHaHãe ethnic group in the Vila Vitória neighborhood, on the outskirts of Belo Horizonte, Minas Gerais, Brazil, on July 13, 2020 amid coronavirus pandemic (COVID-19). The Indians were displaced from their lands after the rupture of a mud dam owned by the mining company Vale, in January 2019, which sent tons of toxic waste to the Paraopeba River on which they depended. Now, just over ten Pataxo Hahahae families are struggling to survive the COVID-19 pandemic in the city, far from the indigenous village, outside their natural habitat. (Photo by Pedro Vilela / Getty Images)

Si terrà oggi e durerà due giorni la prima assemblea in Amazzonia. E’ stata organizzata non da autorità politiche bensì da indigeni e cittadini

 (Photo by Pedro Vilela / Getty Images)

La prima assemblea in Amazzonia si terrà oggi, sabato 18 luglio, e durerà due giorni. E’ stata organizzata dai cittadini, comunità indigene, contadini, ambientalisti, accademici e artisti. A metterli insieme è un scopo comune per tutti: non rimanere in silenzio di fronte a una situazione drammatica nel mondo peggiorata dall’emergenza coronavirus.

Le tematiche scelte dall’assemblea sono contro l’etnocidio, l’ecocidio e l’estrattivismo in Amazzonia. Questo per non cedere alla distruzione di una delle aree più importanti per l’eco sostenibilità. Ma non solo! Si tratterà il tema della criminalità organizzata, il traffico di droga, gli agrocarburanti, l’estrazione sia legale che illegale dei minerali e l’estrazione e dispersione di idrocarburi.

Poi si parlerà dell’argomento delicato del momento: il coronavirus. In particolare, tratteranno tre campagne. La prima è la proposta di limitare l’impatto devastante della pandemia sugli indigeni. Il coordinatore delle organizzazioni indigene nel bacino del Rio delle Amazzoni (COICA), Robinson López, in tal proposito ha detto: “siamo più vulnerabili alla pandemia e tuttavia siamo stati resi invisibili dai governi”. I casi confermati sono 14.653 e 926 morti.

La denuncia di queste popolazioni è per la grave situazione. “Chiediamo agli Stati e ai governi di ridurre i fattori di rischio attraverso garanzie minime di salute e territorio; servizio igienico-sanitari di base, piani di prevenzione e cura per i difensori dei diritti umani”. In poche la richiesta è per avere una condizione di vita dignitosa.

Boicottaggio

Sulla questione economica gli indigeni hanno proposto un boicottaggio della logica di potenziamento delle attività estrattive da parte dei governi. Superare questi limiti significherebbe ignorare le disposizioni ambientali e legali nei confronti degli indigeni. La seconda opzione è quella della mobilitazione. Il 10 luglio scorso infatti, il presidente Martìn Vizcarra ha annunciato per le settimane che verranno delle giornate di mobilitazione globale.

L’assemblea che si terrà da oggi sarà libera e aperta a tutti. Cominceranno in Ecuador, in Colombia e in Perù. Seguiranno poi Bolivia, Cile, Paraguay, Guyana e Venezuela, e infine, alle ore 22 (ora italiana), è il turno di Brasile, Guyana francese e Suriname. Il programma potrà essere consultato sul sito dell’evento ma prevede che ci siano interventi ogni due ore, inoltre saranno aperti e online per dare la possibilità a chiunque di prenderne parte.