La Dia parla chiaro: la crisi dovuta al Covid aumenterà le ricchezze delle Mafie grazie a sistemi di welfare che arrivano dove lo Stato non c’è.
La Dia lancia l’allarme: a causa del Coronavirus il giro di affari della Mafia potrebbe allargarsi. La Direzione Investigativa Antimafia conosce bene la capacità della malavita di infiltrarsi negli anfratti dell’economia, là dove lo Stato non arriva. E la crisi dovuta al Covid-19 può essere un’occasione d’oro per la criminalità organizzata. Il rischio, come sottolineato dal rapporto della Dia inviato al Parlamento, è che le mafie allarghino il loro raggio d’azione mettendo le mani sulle aziende in crisi.
Due sono le linee d’azione della criminalità organizzata. La prima: mettere in campo di strumenti di welfare paralleli a quelli dello stato, ma molto spesso più convenienti. In questo modo le aziende in crisi si impantanano nella trappola d’oro degli aiuti finanziari a firma mafiosa, da cui è impossibile uscire.
La seconda: le organizzazioni mafiose fomentano il malcontento di chi la crisi l’ha sentita più degli altri. Di conseguenza gli investigatori si aspettano due scenari differenti, uno più pericoloso dell’altro. Da un lato la malavita potrebbe consolidare il suo consenso sociale tramite le sue forme si assistenzialismo. Dall’alto le mafie, e in particolare la ‘ndrangheta, “vorranno ancora più stressare il loro ruolo di player affidabili ed efficaci anche su scala mondiale“, si legge nel rapporto della Dia.
Gioco d’azzardo e stupefacenti: la fabbrica di denaro della Mafia
Ma quali sono i settori che permettono alle Mafie di arricchirsi tanto da poter mettere in piedi piani di welfare di così ampio successo? Gli investigatori non hanno dubbi: gioco d’azzardo e traffico di stupefacenti.
Questi settori permettono alle organizzazioni criminali di riciclare facilmente il denaro e garantiscono quindi ottima redditività. Il gioco, spiegano dalla Dia, “è probabilmente il settore che assicura il più elevato ritorno dell’investimento dopo i traffici di stupefacenti”. Spesso le mafie organizzano delle “alleanze funzionali” tra clan per gestire meglio questi due grandi commerci illegali e accrescere la loro ricchezza. Ricchezza che poi viene utilizzata per fornire aiuti alle aziende in difficoltà, permettendo alle mafie di penetrare sempre di più nella società e nell’economia. Non è un caso infatti che nel 2019 gli enti sciolti a causa di infiltrazioni mafiose siano stati ben 51, il numero più alto dal 1991, quando fu introdotta la normativa che prevede la chiusura delle attività se compromesse dalla Mafia. Questo triste record dimostra che la malavita ha trovato terreno fertile tra le aziende italiane in crisi e la situazione potrebbe peggiorare dopo il Coronavirus.
Nel rapporto della Dia si commenta anche la decisione del Dap, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, di scarcerare diversi boss mafiosi durante la fase più acuta della pandemia. Per gli agenti questo porterà ad “indubbi e negativi riflessi” sull’economia italiana, con una grossa presa di potere da parte delle mafie. Scarcerando un mafioso, magari ergastolano, lo Stato si scava la fossa da solo facendo passare alla popolazione un messaggio sbagliato, “quello secondo cui, mentre la sentenza della Mafia è definitiva, quella dello Stato può essere provvisoria e a volte effimera”, scrivono gli agenti della Dia.