Stop della candidatura di Ferruccio Sansa in Liguria e Grillo è d’accordo con Di Maio “Mi ha sempre attaccato”, ha dichiarato in una telefonata.
Una telefonata che potrebbe aver decretato la fine per Ferruccio Sansa, come candidato in Liguria per il Pd e i 5 stelle. Era già trapelato, quanto il Garante fosse contrario, anche se spingeva con un’intesa con i dem, ma non sulla candidatura del giornalista del Fatto. “Mi ha sempre attaccato”, ha confidato a Luigi Di Maio, con cui si è sentito in questi giorni: “Non possiamo candidare chi ci è sempre andato contro” aggiungendo: “Il Movimento così è allo sbando. Dobbiamo rialzare la testa”.
È la regione di entrambi, sia di Beppe Grillo che di Sansa. Ed è proprio qui che rischia di saltare l’unica alleanza che la maggioranza di governo era riuscita a costruire, a parte Italia Viva. I due, che non si sono mai tollerati troppo, soprattutto nei giorni in cui il fondatore del Movimento aveva deciso di annullare la votazione del blog, che aveva prescelto come candidata sindaca di Genova Marika Cassimatis, per andare invece ad accontentare Alice Salvatore, fedelissima di allora. Sansa aveva segnalato la cosa come contraria al regolamento dei 5 Stelle. La battaglia legale che ne nacque sancì la scissione tra la vecchia e la nuova associazione M5S. Sansa era all’epoca dalla parte dei sovversivi.
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A questo punto, secondo chi ha sentito il fondatore, l’obiettivo dovrebbe essere tentare di costruire qualcosa con il centrosinistra. Una partita che passa soprattutto dalla Puglia. “Se alla scorsa tornata delle regionali tutto si giocava in Emilia – ha ragionato un ministro – ora il centro della partita nazionale è tra Foggia, Bari, Taranto e Lecce. E questo il premier lo sa bene”. Non a caso il presidente del Consiglio, che è pugliese, si sta occupando in prima persona per chiudere l’accordo elettorale tra Pd e 5s che, in base ai sondaggi, metterebbe il governo della Regione nelle mani di Michele Emiliano. È un accordo però poco probabile, i parlamentari grillini e i consiglieri regionali, sono concordi con il pensiero di Luigi di Maio: “Lo abbiamo combattuto per cinque anni, con che faccia – dicono – ci presentiamo davanti agli elettori?”.
E sembra dunque vano, almeno fino ad adesso, il lavoro dei pontieri messi in campo dal governatore pugliese. In particolare da due: il ministro Francesco Boccia e il sindaco di Bari, presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Si è già parlato di questioni importanti come la vice presidenza con assessorati importanti, la nomina di tecnici di livello nei ruoli chiave (l’epidemiologo Pierluigi Lopalco come assessore alla Sanità). La possibile esclusione degli imputati per reati contro la pubblica amministrazione dalle liste (di queste ore la notizia che il consigliere regionale, Napoleone Cera, arrestato nei mesi scorsi, torna al centrodestra).
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Emiliano si è dichiarato disponibile a parlare del programma con i grillini. Incassando subito, dal governo, la sponda sull’argomento probabilmente più importante: la decarbonizzazione dell’Ilva, con la trasformazione dell’area a caldo grazie ai fondi europei, da sempre un tema carissimo al presidente pugliese. Una proposta – raccontata da Repubblica mercoledì – proveniente dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli e che ieri è stata rilanciata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti. La strada è però quasi impraticabile. Tanto che ieri, per la prima volta, dal quartier generale di Emiliano è emerso un ragionamento: “L’accordo con i 5 Stelle non è così determinante ai fini elettorali”. Ma presidente Conte non la pensa così.
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