Ira dei social sulla frase della deputata 5S: “Ebrei fortunati a esser uccisi”

Bufera sui social per la frase della deputata 5S Piera Aiello. Ha paragonato la condizione dei testimoni di giustizia ai deportati nei lager.

Piera Aiello frase deportati testimoni di giustizia

I social sono esplosi contro la frase sconvolgente della deputata del Movimento 5 Stelle Piera Aiello, grillina eletta nel collegio di Marsala e Trapani. Ha dichiarato pubblicamente che, rispetto alla sua condizione familiare, le persone deportate nei lager sarebbero state ‘fortunate’ perché almeno destinate alla morte.

Frasi che naturalmente non potevano lasciare indifferenti. Sui social è anche spuntato il video con le dichiarazioni delle deputata: “I testimoni e i collaboratori di giustizia vivono come se fossero in un campo di concentramento. Per questo motivo io sento molto vicina a me la giornata della memoria. Anche noi abbiamo il codice identificativo. Solo che gli ebrei deportati ad Auschwitz avevano la fortuna di morire. Noi invece moriamo ogni giorno”.

Le reazioni

Si sono immediatamente sollevate le condanne per le frasi choc della deputata, primi tra tutti i membri dell’associazione “Sostenitori dei Collaboratori e Testimoni di Giustizia”. “Vorremmo ricordare all’Onorevole che gli Ebrei sono stati torturati, bruciati nei forni crematori, affamati, messi ai lavori forzati, soffocati nelle camere a gas, i bambini massacrati, sono stati fatti su di loro i peggiori esperimenti, le loro ceneri volavano nel cielo” ha commentato l’associazione, che ha poi proseguito “Come si possono fare questi paragoni? Con quale coscienza si afferma ciò?”. l’Associazione si è anche scagliata personalmente contro la Aiello: ”Dopo le uccisioni di suo suocero e di suo marito (uomini di mafia mai ravveduti) ha deciso di denunciare, non prima, lo Stato si è preso cura di Lei e della sua bambina, dandole la possibilità di una nuova vita”.

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Le scuse

La deputata, per poter sedare gli animi, ha tentato la via delle scuse tramite canali social: “Volevo semplicemente manifestare la condizione che noi testimoni siamo costretti a vivere per via di uno Stato praticamente assente: ci sentiamo chiamati a morire tutti i giorni. Rischiamo di subire da un momento all’altro un attacco mortale da parte di tutte quelle persone che ci vedono come ‘nemici”, mentre lo Stato rimane inerte a guardare tutto quello che ci capita senza prendere provvedimento alcuno”. “Non sono mai stata antisemita o razzista, ho sempre lottato per una categoria – quella dei testimoni e quella dei collaboratori – che è debole e inascoltata”.

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