Fondi Lega: fermato Luca Sostegni, stava scappando in Brasile. Indagati tre commercialisti

Caso Lombardia Film Commission, fermato il liquidatore Luca Sostegni. Accusato di peculato su fondi della Regione Lombardia ed estorsione nell’indagine, l’uomo stava per scappare in Brasile

fermato Luca Sostegni - fondi lega
foto di repertorio

Un uomo è stato fermato oggi dell’ambito delle indagini sui fondi della Lega. Si tratta di Luca Sostegni, liquidatore di una società che stava per scappare in Brasile. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, Sostegni sarebbe intervenuto in una presunta compravendita “gonfiata” di un immobile a Cormano, nel Milanese. Si tratta, nello specifico, di un capannone industriale che venne venduto alla fondazione Lombardia Film Commission.

Il capannone industriale a Cormano

Luca Sostegni sarebbe quindi il liquidatore della società Paloschi Srl, la stessa che avrebbe venduto il capannone industriale all’immobiliare che a sua volta tentò di rivendere la struttura alla fondazione di proprietà della Regione – all’epoca presieduta da Di Rubba, uno dei commercialisti della Lega.

L’uomo è stato arrestato dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano, sotto coordinamento della procura della Repubblica. L’arresto è stato disposto nell’ambito dell’inchiesta anticipata dai giornalisti de l’Espresso e de La Repubblica, aperta poi dalla procura di Milano. Un caso, questo, che ha anche partorito una rogatoria in Svizzera, condotta per ricercare i 49 milioni di fondi del partito leghista ritenuti oggetto di truffa ai danni dello Stato.

guardia di finanza
foto di repertorio

Sostegni è dunque accusato di è accusato di peculato su fondi della Regione Lombardia ed estorsione. Il liquidatore, infatti, avrebbe avuto un ruolo nella compravendita immobiliare tra società riferibili ai commercialisti del Carroccio e la Lombardia Film Commission, in quella che era la cessione di un capannone industriale. Un capannone, questo, situato a  Cormano (in provincia di Milano) e veduto a un prezzo di 800mila euro: cifra “gonfiata”, dato che secondo gli inquirenti l’immobile in questione valeva addirittura la metà.

Nell’inchiesta sono indagati anche tre commercialisti Alberto Di Rubba, ex presidente del cda della Lombardia Film Commission, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, commercialista presso il cui studio di Milano era stato registrato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”. Proprio Scillieri, in particolare, è accusato di aver architettato tutta l’operazione.

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Sulla vicenda si è espresso anche il leader leghista Matteo Salvini, che attraverso un post su Twitter ha spiegato di non aver mai visto né conosciuto i quattro coinvolti. “La pazienza delle persone perbene ha un limite, da oggi querelo chiunque accosti il mio nome a gente mai vista né conosciuta. Coi diffamatori di professione ci vedremo in Tribunale, sperando di non trovare un Palamara qualunque”, scrive infatti il leader del Carroccio.

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