Gli avvocati di Palamara si appellano all’articolo 68 della Costituzione e definiscono “inutilizzabili” le intercettazioni dell’8 maggio all’hotel Champagne.
Continuano i risvolti nel caso Palamara. Oggi a prendere voce sono i legai dell’ex presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati), che contestano le intercettazioni delle conversazioni tra Luca Palamara e gli onorevoli Lotti e Ferri. L’8 maggio gli inquirenti hanno infatti registrato delle conversazioni avute tra Palmara e i due onorevoli presso l’hotel Champagne. Gli avvocati Roberto Rampioni, Mariano e Benedetto Buratti non considerano “casuali” queste intercettazioni. Questo perché, come sottolineano i legali, “Ferri era da mesi nel perimetro delle indagini che avevano ad oggetto anche gli accordi tra Unicost e Magistratura Indipendente per la nomina del Procuratore di Roma”.
Leggi anche –> L’amarezza di Benetton:” Non ero preparato ad affrontare certi problemi”
Leggi anche –> Di Maio sul caso Autostrade, dopo la dipartita dei Benetton ora giù i pedaggi
Gli inquirenti avrebbero dunque dovuto chiedere un permesso speciale alla Camera dei Deputati prima di dare il via alle intercettazioni. L’arma usata dai legali per la difesa di Luca Palamara è la Costituzione Italiana. L’articolo 68 infatti afferma chiaramente l’impossibilità di sottoporre ad intercettazioni i membri del Parlamento senza un’autorizzazione della Camera. Dal momento che non c’era alcun via libera, gli avvocati definiscono “inutilizzabili” le registrazioni di quell’8 maggio.