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Cronaca

Autostrade, Conte: “Revoca se Aspi non accetta le condizioni”

In queste ore il Consiglio dei ministri deve affrontare la questione Aspi. La famiglia Benetton ha messo a punto una nuova proposta

La riunione prevista con i capi delegazione e il presidente Giuseppe Conte è iniziata con un’ora di ritardo e non è stata preceduta dal vertice preliminare. Intorno alla mezzanotte è arrivata la nuova offerta della famiglia Benetton: l’uscita di Atlantia da Autostrade in un anno e l’entrata di Cdp.

Sulla questione, Italia viva e il Pd ritengono che si debba evitare la revoca delle concessioni. Tra i problemi legati alla trattativa si aggiunge anche il mancato impegno a manlevare la parte pubblica per tutte le richieste risarcitorie collegate al crollo del Ponte Morandi.

Un conflitto che va avanti per la famiglia Benetton da due anni, precisamente dal 14 agosto data del crollo del ponte. La questione doveva aprirsi con l’informativa di Conte per poi proseguire la ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli e il ministro dell’Economia, Gualtieri. Al termine  il dibattito delle parti.

Secondo fonti di maggioranza l’ipotesi di mediazione, oltre all’uscita di Atlantia, sarebbe l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Autostrade. Conte, secondo prime voci, ha portato la sua linea: o Aspi accetta entro poche ore le condizioni del governo oppure si passerà alla revoca.

Secondo Cancellieri del Movimento 5 stelle, per poter avviare la revoca è necessario passare dal commissariamento. “In questo modo la società continuerebbe a lavorare e non si perderebbero posti di lavoro. Poi si mette al bando la concessione”.

Le opinioni

Il presidente di Edizione, Gianni Mion, ha dichiarato: “La tragedia avvenuta rende comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio ma abbiamo il dovere di proteggere le aziende Aspi ed Atlantia, i loro dipendenti, finanziatori e azionisti. Mi auguro si possa trovare una soluzione equa”.

Il presidente della Camera e coordinatore di Italia Viva, Ettore Rosato, ha detto “Il contenzioso rischia di essere uno straordinario regalo ai Benetton. Se vincono saranno gli italiani a pagare, e non Alessandro Di Battista. Ribadiremo le nostre posizioni. Vale la pena imbarcarsi in un contenzioso con il rischio di perdere per lo Stato?”

Il dirigente del Pd, Goffredo Bettini, ha scritto su Facebook: “Le opinioni che ho espresso sulla vicenda Autostrade sono personali. Non parlo a nome del Pd; ribadisco che i motivi per una revoca ci sarebbero tutti. Tuttavia questa decisione comporterebbe complesse conseguenze da affrontare”.

Ha espresso la propria opinione anche Egle Possetti, la donna che perso la sorella, il cognato e i nipoti nel crollo del ponte. “Ovunque in Europa una tragedia come questa farebbe da spartiacque. Chi sbaglia paga: è assurdo che dopo due anni Autostrade abbia ancora la concessione”.

In un’intervista, infine, il presidente della Liguria Giovanni Toti ha dichiarato: “vogliono cacciare Benetton? Lo facciano pure. Però da domani voglio capire cosa succederà. La mia domanda è una soltanto: in caso di revoca chi gestirà la mia rete autostradale? Con quali regole? Il governo deve prendersi le sue responsabilità e aggiungo che il colpevole del crollo debba essere punito dalla giustizia”.

Le parti

Quali sono queste parti? L’accordo tra Benetton e il governo è la discesa nell’azionariato di Aspi da parte di Atlantia con un aumento di 3 miliardi che permetterebbero l’entrata di Cdp e F2i. Al loro fianco si ipotizza possano esserci Poste Vite e diverse Casse di previdenza professionali. Si vocifera anche il possibile ingresso del fondo infrastrutturale australiano Macquarie.

Tra le ipotesi c’è anche il possibile commissariamento di Autostrade, ovvero il provvedimento con il quale i poteri di un organo direttivo di una società o ente vengono sospesi autoritativamente e il loro esercizio quindi affidato ad un commissario.

C’è anche l’opzione revoca della concessione. In questo caso si tratterebbe di “concessione di servizi”. Ciò potrebbe accadere per motivi di pubblico interesse o per inadempimento dell’amministrazione aggiudicatrice. In questo caso deve essere accertato dalla magistratura e se ciò dovesse accadere, lo Stato potrebbe richiedere il risarcimento del danno. Se la revoca avviene senza responso dei giudici, sarà costretto a risarcire i costi sostenuti e pagare eventuali penali.

La revoca

Nel caso di revoca il governo sarebbe comunque tenuto a pagare ad Aspi i ricavi prevedibili fino alla scadenza del contratto. Se i giudici dovessero accertare l’inadempimento, Aspi dovrà pagare allo Stato una penale del 10% dell’indennizzo ricevuto. Nella peggiore delle ipotesi lo Stato dovrebbe comunque ad Aspi i guadagni fino al 2038, termine del contratto. La cifra potrebbe arrivare a 23 miliardi di euro.

Secondo il decreto Milleproroghe approvato lo scorso anno, il Governo potrebbe affidare ad Anas la concessione revocata e inoltre la norma esclude che Aspi possa decidere per conto proprio la restituzione della concessione in cambio di un adeguato indennizzo.

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