Aspi, Calenda: la verità è che il Governo ha poche idee e confuse. “Nessun Paese serio si comporta in questo modo”, dice il leader di Azione
Carlo Calenda, leader di Azione, commenta così la vicenda delle concessioni ad autostrade. “Sono due anni”, dice, “che va avanti il balletto revoca si, revoca no. Pare che Conte, dopo aver parlato di revoca a mercati aperti, abbia nuovamente cambiato idea. La verità è che il governo ha poche idee e confuse“.
E poi prosegue con una stoccata al premier: “Conte ha lasciato il dossier nel cassetto per due anni. Ora lo tira fuori precipitosamente e superficialmente perché c’è la cerimonia di inaugurazione del nuovo ponte l’8 agosto. Nessun Paese serio si comporta in questo modo“.
Su Twitter, nel primo pomeriggio di oggi, Calenda aveva twittato:”Breve storia triste della vicenda #Autostrade. Da ‘O revoca o morte’ a mercati aperti a ‘abbiamo raggiunto il miglior accordo possibile’, senza che siano ancora chiari i punti dell’accordo. Il tutto in 24 ore“. Il tweet era in risposta proprio alle dichiarazioni di Conte che sempre sullo stesso social network aveva detto:”Nel Cdm di ieri è stata scritta una pagina inedita della nostra storia.L’interesse pubblico ha avuto il sopravvento rispetto a un grumo ben consolidato di interessi privati. È successo qualcosa di straordinario che dovrebbe essere semplicemente ordinario“.
“La vecchia concessione ad Autostrade per l’Italia era piuttosto indegna (concessione tra l’altro secretata, e non si capisce bene la ragione per cui una concessione dovrebbe essere secretata)“, commenta l’ex ministro dello Sviluppo Economico, “era indegna perché l’utile netto rispetto al fatturato era quella di un’azienda del lusso su un monopolio naturale. Cioè l’autostrada è un posto dove il rischio d’impresa è zero, perché la concorrenza è inesistente. Quindi il rendimento doveva essere molto basso. Poi la Commissione tecnica dopo l’incidente del Ponte Morandi dice chiaramente che non solo ci sono responsabilità di mancanza di manutenzione, ma anche delle comunicazioni date al Ministero, che aveva la vigilanza su quello che è accaduto. C’erano gli estremi per la revoca, ma soprattutto se fossimo un Paese normale ci sono gli estremi per la decadenza della concessione, senza pagare le cifre enormi che avremmo rischiato di pagare con la revoca”.
Nel video postato su Twitter, Calenda aggiunge: “Però non si può fare perché in Italia ci vogliono 10 anni per questa decadenza, ci sono i tempi della giustizia, e la decadenza può essere ottenuta solo dopo un riconoscimento giudiziario. Quello che abbiamo visto in questi giorni poi è uno sconcio. Perché di revoca si è parlato il giorno dopo il crollo del Ponte Morandi e per due anni poi non se ne è più parlato. Se ne è riparlato solo perché l’8 agosto di inaugura il nuovo ponte (quello progettato da Renzo Piano ndr) e non si può inaugurare ridandolo ai Benetton. Ma è accaduto anche che un presidente del Consiglio a mercati aperti ha detto ‘Si revoca, basta’. Il titolo è crollato…poi a distanza di 24 ore non si revoca più. I contorni della transazione sono ancora incerti. Si legge in questo momento ‘Abbiamo cacciato i Benetton, non pagheremo una lira’. Ma come? Comprerete la società quindi immagino che 2 euro li caccerete. E poi, come valorizzerete la società, secondo che parametro di pedaggio? Insomma ci sono molte cose che sono ancora poco chiare, eppure le dichiarazioni sono trionfalistiche”.
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