Parterre di nomi di altissimo livello nella lista di Palamara che non ha precedenti nella storia, per difendersi dall’accusa di corruzione per le nomine al Csm.
L’ex pm Luca Palamara è accusato di aver pilotato la scelta del procuratore di Roma e di aver cercato di influire sulle scelte del Csm, accuse che potrebbero portarlo all’espulsione della magistratura, e per difendersi Palamara non bada ai numeri. Il 21 luglio inizierà il suo processo e saranno ascoltate 133 persone che dovrebbero servire per provare la sua innocenza, una lista che non ha precedenti. Palamara vuole portare davanti al giudice anche i finanzieri che hanno svolto le indagini su di lui a Perugia, nonché due consiglieri del Quirinale e due magistrati, Davigo e Ardita. Giovedì l’ex pm affronterà un altro processo di fronte al procuratore Cantone, in cui saranno esaminate le intercettazioni che sostengono la sua accusa di corruzione. I quattro finanzieri che chiede di far parlare, sarebbero fondamentali per dimostrare che nella famosa riunione all’Hotel Champagne di Roma nel maggio 2019, i microfoni dovevano essere spenti a causa della presenza di Lotti e Ferri, entrambi parlamentari del Pd.
Giovanni Salvi, il procuratore generale della Cassazione, accusa formalmente Palamara di un “comportamente gravemente scorretto nei confronti di Pignatone e Paolo Ielo”, accuse più volte respinte dall’ex pm e invece contenute anche nelle carte di Perugia. Sono ben 62 i testimoni citati da Palamara per respingere la pesante accusa rivoltagli dal Pg della Cassazione Salvi per aver condizionato la proposta e la nomina del procuratore di Roma e il capo della procura di Perugia. La tesi del suo difensore Guizzi è opposta, sostiene che “in concreto, non vi fu mai un’attività di interferenza e di condizionamento” da parte di Palamara; della serie: tutti discutevano delle nomine prima che fossero fatte, gli incontri ci sono stati, ma non miravano a vincolare la volontà del Csm e non ci fu una sua attività contro l’ex procuratore Pignatone e il suo vice Ielo.