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Cronaca

UE: no a nuovi lockdown, corsa contro il tempo in vista dell’autunno

L’Europa si prepara ad affrontare una seconda possibile ondata di coronavirus: l’obiettivo è evitare un nuovo lockdown, che sarebbe drammatico per l’economia.

È una vera e propria corsa contro il tempo: l’Europa si prepara ad affrontare una possibile seconda ondata pandemica in autunno con un piano per evitare un nuovo lockdown totale come quello che ha bloccato il continente da marzo a giugno. Gli effetti si una nuova chiusura totale sarebbero drammatici per l’economia del continente. La Commissione europea chiederà dunque ai governi di «sfruttare il tempo a disposizione» per predisporre misure specifiche di contenimento del virus, con tanto di scadenze delle azioni da intraprendere nei mesi di luglio, agosto e settembre. Protezione delle categorie più vulnerabili, rafforzamento dei sistemi sanitari, capacità di isolare rapidamente eventuali focolai con zone rosse localizzate e soprattutto una vaccinazione capillare e anticipata all’influenza stagionale, particolarmente temuta se dovesse colpire in contemporanea al ritorno del coronavirus: questi sono i pilastri su cui si poggerà l’impianto preventivo che l’Ue – e gli Stati Membri – dovranno attuare in vista dell’autunno. Bloccare sul nascere la possibilità di una nuova infezione di massa è la prima preoccupazione: proprio ieri Angela Merkel, al termine dell’incontro bilaterale con Conte al castello di Meseberg, ha affermato: «Dobbiamo assolutamente evitare una seconda ondata di Covid». Una sorta di anticipazione alla Comunicazione che la Commissione Ue presieduta da Ursula von der Leyen presenterà domani a Bruxelles: l’obiettivo primario e comune è scongiurare l’esplosione di un nuovo contagio di massa. Come premessa, Bruxelles spiegherà che «il virus circola ancora, ci sono focolai regionali nel nostro continente e un numero crescente di casi giornalieri a livello globale: la pandemia finirà solo quando sarà sotto controllo in tutto il pianeta». Il fatto di avere una maggiore (ma non totale) conoscenza del virus deve essere utilizzato come un’arma in più: «Dobbiamo imparare le lezioni del passato e rimanere altamente vigili, usando questo periodo di basse infezioni per rinforzare la nostra preparazione e per approntare piani di risposta coordinata contro nuovi focolai» spiegano da Bruxelles.

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La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyden

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Il piano che è stato predisposto è molto dettagliato: decine le misure tecniche previste, con l’obiettivo di costruire «un sistema rapido d’identificazione di nuovi casi e di risposta immediata per contenere e isolare i focolai». Per arrivare a questo l’ Ue raccomanda di aumentare la capacità di fare test sulla popolazione, di tracciare gli infetti con le app, di rafforzare la sanità con unità di terapia intensiva, stock di medicinali e protezioni personali. Bruxelles spingerà molto affinché i governi, al contrario di quanto accaduto a marzo, si aiutino nella risposta con spostamenti tra nazioni di team medici, medicinali e distribuzione dei pazienti. Servirà un massiccio scambio di informazioni, anche perché l’UE sta accumulando equipaggiamenti pronti a essere inviati dove sarà necessario.
Il tutto perché «i focolai devono essere immediatamente contenuti per evitare il dilagare delle infezioni». Anche «aumentando la capacità e la rapidità delle misure di mitigazione locali, come l’isolamento di alcune aree». Sarà fondamentale tutelare da subito le fasce della popolazione più a rischio: anziani (anche con misure per le case di riposo), persone con patologie, lavoratori esposti al virus (in particolare medici e infermieri), le categorie di cittadini che non hanno i mezzi economici per proteggersi, migranti e lavoratori stagionali. Sarà poi decisivo che, individualmente, non vengano abbandonate le mascherine, l’igienizzazione, il lavaggio delle mani ed il divieto di assembramenti. Per l’Europa il tassello fondamentale è la preparazione tra luglio e settembre di una strategia per ridurre l’impatto dell’influenza stagionale. Sommare gli effetti di quella epidemia al Covid potrebbe portare i sistemi sanitari al collasso.

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