Il ministero della Salute sta guardando diversi Stati presenti al confine con i Balcani. In particolare Speranza tiene d’occhio la situazione di Romania, Bulgaria, Croazia e Serbia. Sono 13 i Paesi dai quali non si può entrare in Italia.
L’Italia sta assistendo a una fase interlocutoria nella gestione dei casi di Coronavirus. È diventata quasi una notizia la presenza di 200 nuovi casi, anche se bisogna sempre considerare che il dato complessivo comprende anche le guarigioni e lo svuotamento degli ospedali. Ma mentre nel nostro Paese la situazione Covid sembra essere ormai sotto controllo – anche per evitare l’eventualità di una seconda ondata – c’è un altro fronte da tenere in considerazione. È quello al confine con i Balcani, con diverse nazioni che vengono tenute sotto estrema osservazione dal Governo.
In particolare il ministero della Salute sta monitorando la situazione di quattro Paesi a noi molto vicini. Si tratta di Croazia, Serbia, Romania e Bulgaria. In queste nazioni la situazione sembra in leggero ma costante peggioramento, tanto che il ministro Speranza starebbe pensando a un inserimento di questi Paesi nella cosiddetta blacklist. Per il momento sono 13 gli Stati dai quali non ci può accedere in Italia, ma ben presto potrebbe esserci un ampiamento. Tuttavia, questa opzione ha subito una pesante frenata, per non avere problemi o frizioni con Bruxelles.
Questi Paesi di cui abbiamo fatto menzione, infatti, rientrano tra gli Stati membri dell’Unione Europea o comunque in area Schengen. Per questo motivo è assai probabile che il ministro Speranza presenterà la lista senza modifiche, nel decreto che porterà all’estensione delle misure anti-Covid fino al prossimo 31 luglio. Ma se ne potrebbe parlare più avanti, dell’ampiamento della lista, anche se non dovrebbe riguardare la zona dei Balcani. Si parla piuttosto di altre zone, come il Pakistan o la stessa Catalogna, che avrebbe già scartato l’ipotesi lockdown dopo il boom di nuovi casi di contagio nel weekend.
La situazione nei Balcani è tutt’altro che agevole, anche se comunque abbastanza sotto controllo. In Romania, ad esempio, si registra un totale di 32mila casi di contagio anche se si procede da qualche giorno al ritmo di 700 nuovi positivi al giorno. Così come da metà giugno si è registrata una nuova impennata di casi in Croazia. In Bulgaria, invece, il bollettino reso noto ieri parlava di 853 nuovi positivi, dopo aver raggiunto la soglia dei “casi zero” a inizio giugno. E proprio da questa nazione sono arrivati i cittadini che hanno causato la zona rossa di Mondragone.
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Il ministero della salute continua a monitorare la situazione, pur restando in posizione di attesa. C’è da tenere in considerazione i rapporti commerciali e industriali con questi Paesi, da cui arriva una massiccia quantità di manodopera. E poi c’è l’aspetto legato al prolungamento delle norme anti-Covid per i cittadini italiani, con la situazione che resterà tale fino a fine mese. Fatta eccezione per l’organizzazione di fiere e congressi, che verrà finalmente consentita dopo un lungo periodo di stop.
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