Il titolare della Farnesina svela anche i suoi impegni in ambito di politica estera: “Dobbiamo aiutare il popolo libico, incontri in programma per il caso Regeni”. Di Maio torna anche sul caso Silvia Romano e annuncia novità a breve sul caso Chico Forti.
Luigi Di Maio chiarisce la posizione del Governo in merito agli aiuti in arrivo dall’Unione Europea. Per il momento, il tema principale riguarda l’accesso al Recovery Fund, reso più complicato dall’opposizione fatta dai Paesi “frugali” del Nord Europa. E c’è chi reclama l’accesso in tempi brevi al Mes. Tuttavia il ministro degli affari esteri, intervistato dai colleghi del Foglio, fa capire che il Fondo Salva Stati non rappresenta attualmente una priorità.
E lo fa capire facendo leva sulle parole e sulle intenzioni espressa dal premier Giuseppe Conte. Anche perchè, al di là del Mes e delle singole misure europee, ci sono dei piani più ampi tenuti in considerazione dal Governo. “È stato il presidente Conte a dire che non serve – svela Di Maio – . Poi io aggiungo in questo momento anche un’altra cosa, noi stiamo facendo un negoziato per un piano – Next Generation Eu – ambizioso, con tante risorse, e l’Italia è il primo promotore di questo piano, quindi è molto importante in questo momento nel negoziato ambire al massimo risultato”.
Secondo il ministro, chi si sofferma sulle singole misure non ha ben chiaro il quadro della situazione: “Gli strumenti singoli, Sure, Bei, Mes, sono una parte di un negoziato molto più grande che ambisce a creare il Recovery Fund, quindi anche dal punto di vista del negoziato condivido la linea del presidente del Consiglio che dice: adesso è il momento di negoziare, non parliamo di altri strumenti, perché altrimenti ci indeboliamo nella fase negoziale”. In ogni caso, Di Maio svela un piano ben più ampio per uscire dalla crisi: “Credo che se noi stiamo ambendo a usare un altro strumento, molto più grande, ed è bene che la nostra ambizione si concentri su quello”.
Di Maio tra Silvia Romano e Chico Forti
Di Maio parla poi del suo operato dopo quasi un anno da Ministro degli Esteri. Si sofferma soprattutto sulla liberazione di Silvia Romano e sugli attacchi subiti dalla volontaria, riportata in Italia alcune settimane fa. Attacca a sua volta “la speculazione che si è fatta su una ragazza di 25 anni, solo perché indossava il velo dopo quasi due anni di prigionia, e anche l’ipocrisia di chi voleva attaccarla, di chi per nascondere la propria cattiveria continuava ad attribuire al governo i motivi degli attacchi”. Come se si potesse fare una colpa al Governo della liberazione di una connazionale. Come se qualcuno volesse che la Romano venisse nascosta al suo ritorno a casa.
“Mi arrivavano richieste da tutta Italia per chiedere la liberazione – prosegue il ministro – , per chiedere di lavorare alla liberazione, abbiamo lavorato sei mesi, la nostra intelligence mi ha fornito la prova in vita mesi prima e noi non potevamo dirlo alla famiglia, siamo riusciti a liberarla e si sono scatenati un odio e una cattiveria incredibili nei suoi confronti”. E per invitare tutti a capire quale sia stato il calvario vissuto da Silvia Romano, Di Maio invita a “considerare che quella ragazza aveva 23 anni quando è stata rapita ed è rimasta in stato di prigionia per un anno e mezzo”.
Ma c’è un altro momento molto forte sul piano emotivo in questo primo anno da ministro. Ed è stato l’incontro con la famiglia di Chico Forti: “Questo è un tema che noi stiamo seguendo con grandissima attenzione – svela Di Maio – . Il Covid ha rallentato alcune procedure che avevamo avviato con il governo degli Stati Uniti, ma ripeto su Chico Forti l’attenzione è alta e credo sia opportuno seguire il caso con un profilo adeguato”. Secondo il ministro degli affari esteri, in questo caso “un atteggiamento sobrio e di dialogo con il governo americano può portare molti risultati”.
L’incontro con Mario Draghi e le strategie future
Non poteva non essere posta a Luigi Di Maio una domanda sul recente incontro con Mario Draghi. E la risposta non poteva che essere diplomatica e formale ai massimi livelli: “È stato un incontro istituzionale come ne tengo molti altri. In qualità di ministro degli Esteri è naturale che io interloquisca e abbia un dialogo anche con l’ex presidente della Bce”. Il ministro parla di uno “scambio di vedute su vari temi specificatamente in virtù del ruolo che ha ricoperto ai vertici della Banca centrale europea”. E giudica questo incontro “cordiale e proficuo”.
Ma al di là degli incontri, il ruolo che Di Maio sta svolgendo è molto importante e delicato. Resta aperta, ad esempio, la questione libica: “Personalmente ho sempre sostenuto che noi dobbiamo aiutare il popolo libico, abbiamo avuto sempre ottime relazioni con il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite”. L’obiettivo posto dal ministro è quello di salvare vite, rafforzare una presenza che c’è già nel territorio. E soprattutto fare tutto questo “significa rafforzare la cooperazione allo sviluppo con gli aiuti ai municipi che abbiamo confermato” e permettere alle aziende italiane in Libia di “riprendere alcuni lavori che stavano svolgendo là e di lavorare in sicurezza”.
Sui rapporti con la Cina, c’è stato di recente un endorsement di Di Battista a Di Maio. Quest’ultimo, però, ci tiene a precisare la posizione del nostro Paese, specialmente nei rapporti commerciali e diplomatici. “L’Italia è saldamente nella Nato, abbiamo valori euroatlantici molto chiari, gli Stati Uniti sono il nostro principale alleato e la nostra collocazione è questa. Significa che l’Italia è un paese autonomo, per carità, ma prende sul serio ogni preoccupazione dei suoi alleati”. E svela che ci sono Paesi, come la Germania, che hanno rapporti ancor più intensi con la Cina rispetto all’Italia. Anche se “nessuno si sogna di dire che la Merkel è amica di Xi Jinping”.
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Il passaggio finale della lunga intervista del Foglio a Luigi Di Maio, è forse il più turbolento. Si parla dei rapporti con l’Egitto, che passano attraverso il caso Regeni ma anche la fornitura di armi. Il ministro commenta così: “Noi consideriamo la questione dell’assassinio di Giulio Regeni una priorità e le dirò: non vale solo in questo governo, ma anche in quello precedente. La verità sull’assassinio di Giulio Regeni rappresenta il primo tema che noi poniamo a tutti i livelli. Abbiamo preteso progressi e ci aspettiamo progressi tangibili e significativi nell’identificazione dei responsabili del delitto, ma il nostro impegno assoluto per la ricerca della verità non può prescindere dal mantenimento di un’interlocuzione con l’Egitto”.
E sul caso delle fregate, Di Maio ribadisce che queste “non compromettono la ricerca della verità”. Ma quando il giornalista gli chiede una tempistica, il ministro non riesce a sbilanciarsi: “Quando sono arrivato al ministero degli Esteri le procure non si parlavano da un anno. Io sono arrivato a settembre al ministero, le procure a gennaio hanno fatto un incontro tecnico e dopo il Covid hanno fatto una videoconferenza e probabilmente ci saranno altri incontri nel prossimo periodo”.