Caso Cucchi: il luogotenente Giancarlo Silvia, del Nucleo comando della compagnia Roma-Casilina, avrebbe affermato in aula in qualità di testimone: “Un militare del Nucleo operativo, di ritorno dall’udienza di convalida di Stefano Cucchi, disse che il giovane era conciato male, tanto che aveva difficoltà a camminare”.
Arrivano ulteriori dichiarazioni in grado di gettare qualche luce in più sul caso Cucchi. Torna a parlare della vicenda il pm di Roma Giovanni Musarò, durante l’audizione del luogotenente Giancarlo Silvia, appartenente al Nucleo comando della compagnia Roma-Casilina, e nell’ambito del processo per i presunti depistaggi sulla vicenda. Così il luogotenente Silvia è stato ascoltato in qualità di testimone per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta in circostanze a dir poco circospette nell’ottobre del 2009 e che vede imputati anche ufficiali dell’Arma. Ora il luogotenente afferma: “Un militare del Nucleo operativo, di ritorno dall’udienza di convalida di Stefano Cucchi, disse che il giovane era conciato male, tanto che aveva difficoltà a camminare”. Ma Silvia ha subito ribadito: dal 2003 prestava servizio come “caposcrivano”, e quell’affermazione non era giunta direttamente a lui, per questo non “approfondì e non l’ha rappresentata successivamente ai suoi superiori”.
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Stando a quanto emerso, a pochi giorni dalla morte di Cucchi, dall’Arma vennero inviate tre note di “plauso” e “apprezzamento” per l’arresto del geometra. Le note di plauso erano rivolte alla compagnia dei carabinieri al centro dell’operazione di arresto. Cucchi morì il 22 ottobre 2009, mentre le note risalirebbero al 26 ottobre 2009, quattro giorni dopo la sua morte. A sottolineare l’opacità di un’evenienza del genere è stato direttamente il pm Musarò: “E’ usuale una nota del genere per un arresto di spaccio di droga, per una così modica quantità?”. Poi la risposta secca del luogotenente: “No, certamente“. Anzi, spiega Silvia, di solito all’interno dell’Arma in caso di coinvolgimento di un militare è necessario redigere e presentare un “Rapporto sul fatto”. Nulla del genere sarebbe avvenuto nel caso di Stefano Cucchi.