La sentenza per Ciro Russo è stata emessa dal gup che ha accolto la richiesta di condanna formulata dalla procura di Reggio Calabria.
Ciro Russo dovrà scontare 18 anni di reclusione dopo che nel marzo del 2019 tentò di uccidere la ex moglie dandole fuoco. La sentenza è stata emessa dal gup che ha accolto la richiesta di condanna formulata dalla procura di Reggio Calabria. L’uomo era stato arrestato subito dopo aver tentato di dare fuoco a Maria Antonietta Rositani, da allora in ospedale per le gravissime ustioni. Russo, che per tentare di uccidere l’ex, ha percorso 500 chilometri, dopo aver violato gli arresti domiciliari cui era ristretto in Campania, a Ercolano, avrebbe soppresso il piccolo Diuck, il cagnolino adottato da Maria Antonietta per il figlioletto dopo la separazione. “Non gioisco. Ci sono 16 mesi di sofferenza di mia figlia, di ospedale, di paura di dolore. E tanti ci aspettano ancora – ha commentato Carlo Rositani, papà di Antonietta – Che dire, è stata una sentenza giusta, ma non siamo soddisfatti. La nostra battaglia è anche contro lo Stato che ha permesso al Russo di evadere la misura restrittiva, guidare per 500 chilometri e raggiungere mia figlia, dopo una condanna. Avrebbe dovuto essere in carcere, invece in appello gli furono concessi i domiciliari, nonostante avesse già eluso una misura restrittiva nei confronti di Antonietta. Era recidivo. Ciro Russo, è un criminale, ma lo Stato gli ha permesso di agire, gli ha armato la mano, tenendo le denunce nel cassetto e omettendo d’intervenire perfino quando il padre dell’imputato ne denunciava la fuga”.
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L’uomo ora dovrà scontare 18 anni. Riconosciute anche le aggravanti, come richiesta dal Pm Paola D’Ambrosio al termine della requisitoria; esclusa ogni responsabilità sulla morte del cagnolino della vittima che si trovava a bordo auto ed era rimasto bruciato dal rogo divampato sull’autovettura. Presenti all’Aula bunker del Tribunale di Reggio, anche al momento della lettura della sentenza, i familiari della giovane donna, che si sono costituiti parte civile. Durante la lettura del dispositivo Ciro Russo era a pochi metri dalla figlia che si è costituita parte civile: «È stato come al solito, tranquillo e spavaldo. Mi ha guardato sempre con aria di superiorità, con quegli occhi di sfida fino all’ultimo. Lui – ha detto Annie – è sempre stato così. Sembra che non ha capito cosa ha commesso. In questo momento ho sentimenti contrastanti, ma sono anche sollevata grazie a questa condanna».
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