Il sonetto pubblicato da Beppe Grillo è stato composto da Franco Ferrari. Uno dei padri del Movimento 5 Stelle ha deciso di dare il suo sostegno al primo cittadino della Capitale.
E venne il giorno in cui Beppe Grillo scese in campo in difesa di Virginia Raggi. Uno dei padri fondatori del Movimento 5 Stelle ha pubblicato sui social un sonetto, composto da Franco Ferrari, in favore del primo cittadino di Roma. In sintesi, il comico genovese ha fatto capire che, dal suo punto di vista, la Capitale non merita un sindaco come la Raggi. A suo dire, infatti, Beppe Grillo ritiene che l’operato della sindaca capitolina sia andato in maniera positiva. Il tutto quando manca poco meno di un anno alle elezioni, in cui non ci sarà la ricandidatura.
“A Virgì, pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna. Lassa perde”, esordisce Beppe Grillo nel sonetto pubblicato oggi. “Nun te spormonà, sta a fa un bucio de culo, puro senza rubbà, e , chi te critica quà, chi te critica là, chi c’ha er pupo sur fòco, e, jielo devi da tojie, e n’artra che se lamenta che nun je risponni, che nun la vai a sentì, che c’ha puro lei quarche cosa da lamentasse. E che cavolo”. Nel testo si legge che la Raggi non può fare miracoli: “Mica è la Madonna der Divino Amore”, scrive Ferrari.
Il sonetto pubblicato da Beppe Grillo vuole dare voce a un romano vero come Franco Ferrari. Un testo in cui si capisce chiaramente che i capitolini sono abituati a lamentarsi sempre. E chi scrive sostiene che i conti sull’operato di Virginia Raggi vadano fatti alla fine: “Sò de Roma, e sò settant’anni che ce vivo, e, ogni quarvorta che vinceva un sindaco, me mettevo de buzzo bòno a vedè quello che faceva. A Roma se dice che: li cavalli se vedeno all’arivo! E io li ho sempre giudicati alla fine de la corsa. Voi no, cari romani, voi dovete da rompe er ca’… sempre”.
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Nel sonetto si legge che la Raggi, “sta pòra donna, era contenta d’avè messo la luce che nun c’era da quarant’anni, a na via a Torre Angela”. Una via di borgata in cui 40 anni fa era tutto abusivo. “Come si fasse na casa abusiva fosse un diritto, e, che , dar momento che sò state sanate dar condono del 1987”, prosegue Ferrari nella sua composizione. “Ma che te vanti? Sò solo quattro lampioni. Intanto sò de ppiù, ma, si pure fussero due, ereno quarant’anni, quasi, che aveveno condonato. Quindi – si chiude il sonetto pubblicato da Beppe Grillo – annate a rompe er ca’… da n’artra parte”.