Mark Rutte ha ricevuto Giuseppe Conte nel palazzo del governo nel centro de L’Aia. Dei colloqui di una ventina di minuti contrassegnati dai toni franchi, quel che si dice quando due leader parlano fuori dai denti.
Rutte ha dei diktat ben precisi, e li ha esposti a Conte senza troppi giri di parole. Ha chiesto con insistenza di attuare delle riforme, di “precisarle”, vuole delle garanzie. Ha spinto su “pensioni e riforma del lavoro”, in particolare su quota 100. Sulla lotta all’evasione e sull’ammodernamento di giustizia, istruzione e liberalizzazioni. Ha martellato sul fatto che, finita la crisi l’Italia dovrà risanare i conti. Poi tutto resta sospeso, i due si sono avviati verso il ristorante scelto dal padrone di casa per la cena, il nome del locale? L’’impero romano’.
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Prima di accedere al locale, i due leader si sono concessi qualche selfie con i passati. Poco prima di entrare al palazzo di governo c’era stata un po’ di tensione quando il nazionalista Geert Wilders, in Europa alleato di Salvini, aveva urlato: “Nemmeno un cent all’Italia”. Per poi rivolgersi a Conte: “Salutami Matteo!”.
La cena ed il confronto
Dopo aver varcato la soglia del locale, Conte è stato accolto da un leggero odore d’aglio e da una scritta “Spqr”. Il tavolo presidenziale, con tanto di candele, era abbracciato da eleganti vetrate. Poco distante dalla sedia di Conte la statua di un centurione romano, armi in pugno. Sulla parete alla destra di Rutte l’immagine di un uomo in toga che arringa i senatori: ha le sembianze dell’austero Marco Porcio Catone. La scenografia era perfetta. Non a caso Rutte aveva avvertito: “Al summit europeo di venerdì non sarò di marzapane”.
La cena è iniziata con gli antipasti. Pesce per Conte, carne per Rutte. Vino bianco per uno, rosso per l’altro. Poi per entrambi un filetto. L’olandese, per rompere il ghiaccio ha raccontato che ama pranzare lì con sua sorella, gustando un minestrone. È ripreso così il confronto tra i due. Conte ha fatto notare a Rutte che le garanzie per le riforme “le chiede la Troika”, non il Recovery. Poi ha aggiunto: “Qui dobbiamo costruire uno strumento europeo, non fare il tiro alla fune altrimenti cadiamo tutti per terra”. Come dire, l’Europa salta. Per addolcire i toni, e per mostrare che l’Italia sarà in grado di spendere bene i soldi, Conte ha tirato fuori il decreto Semplificazioni e il Piano nazionale per le riforme.
La discussione è passata così alla bozza di compromesso pubblicata ieri a Bruxelles da Charles Michel in vista del summit di venerdì. L’ex premier belga ha confermato i 750 miliardi del Recovery, ma per venire incontro ai “frugali” taglia di 20 miliardi il Bilancio Ue 2021-2027, a quota 1.074 miliardi. Vengono soprattutto mantenuti i rebates, gli sconti al budget Ue per i nordici: 1.5 miliardi per l’Olanda, 237 milioni per l’Austria, 798 per la Svezia e 197 per la Danimarca. C’è anche un nuovo fondo da 5 miliardi per compensare la Brexit che in parte andranno proprio al porto di Rotterdam. Per Rutte è “un buon punto di partenza”.
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Chi ammorbidisce i toni e chi rimane sul piede di guerra
Ma non basta, come ha dichiarato da Helsinki la giovane premier finlandese, Sanna Marin: “Serve ancora molto lavoro”. Anche Rutte rimane sul piede di guerra, mentre dietro le quinte si racconta che Austria, Danimarca e Svezia starebbero ammorbidendo i toni. I nordici continuano a chiedere un taglio dei 750 miliardi. Ma a L’Aia la questione sono le riforme. Michel ha accontentato in parte le richieste dei “frugali”: prima di erogare i fondi del Recovery, i governi dovranno confermare a maggioranza qualificata il via libera della Commissione Ue ai Piani nazionali con riforme e investimenti.
I piccoli nordici avranno più potere per influenzare quelli delle nazioni del Sud perché alleandosi a un big potrebbero formare una minoranza di blocco e stoppare tutto. Ma per Rutte non basta: ha spiegato a Conte che per erogare i fondi vuole rendere vincolanti le Raccomandazioni ai singoli governi emesse da Bruxelles nel 2019, visto che quelle 2020, causa Covid, sono leggere. Per l’Italia prevedono appunto pensioni, lavoro, giustizia, istruzione, liberalizzazioni e risanamento dei conti. Al tiramisù, in sottofondo, c’era una canzone di Gianluca Grignani: “Sai penso che, non sia stato inutile, stare insieme a te…”. Se sia vero, lo si capirà tra qualche giorno.