Tra le persone finite in manette nella capitale della Serbia continuano a esserci stranieri, in particolare tunisini e israeliani. Il presidente Dacic parla di “manifestanti frustrati, legati a politici senza programmi”.
Anche oggi Belgrado si è risvegliata al termine di una nuova notte di scontri e di violenza. La capitale della Serbia continua a essere il centro nevralgico delle proteste e della ribellione di un nutrito gruppo di persone. Tanto che, anche nella serata appena trascorsa, è stato necessario ancora una volta l’intervento della polizia. Anche se le forze dell’ordine serbe ci hanno messo un po’, prima di prendere in maniera definitiva il controllo della situazione. E alla fine, sono pervenuti all’arresto di ben 19 persone, tra cui un tunisino.
E si discute ancora della presenza di cittadini stranieri al centro di queste proteste in Serbia. Nei giorni scorsi, in cui sono arrivate altre decine di arresti, tra le persone fermate c’erano anche israeliani. E questo fa riflettere sulla portata della protesta serba a livello internazionale, anche se c’è chi cerca di minimizzare. Come il presidente Aleksandar Vucic, il quale parla di “manifestanti in larga parte frustrati, legati a imprenditori e a politici senza programma, incapaci di ottenere credito nella popolazione serba”.
Eppure, le proteste davanti al Parlamento della Serbia proseguono e anche in maniera incessante. Ovviamente non si può fare altro che condannare gli atti di violenza messi in campo dai manifestanti, con un fitto lancio di pietre, bottiglie e petardi. Tanto che anche i professionisti dell’informazione presenti sul “campo di battaglia” ne hanno pagato in parte le conseguenze. Nelle ultime ore, infatti, sono rimasti feriti diversi giornalisti, fotoreporter e cineoperatori. Alcuni di loro sono stati colpiti direttamente dai manifestanti, altri si sono visti arrivare addosso diversi oggetti.
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In particolare, due giornalisti sono finiti in ospedale con diverse ferite e fratture. Sempre il presidente Vucic, nella reazione a caldo dopo la nuova notte di proteste, ha attaccato i presunti organizzatori di questa ondata di violenza. Si è riferito a loro parlando di “gente che mette a rischio la salute propria e di migliaia di altre persone, inscenando simili dimostrazioni di piazza nel pieno di una nuova ondata epidemica”. Dunque la Serbia e in particolare Belgrado sono al centro di una nuova protesta civile. Anche se la sua matrice appare molto dubbia.
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