Neil Gorsuch è uno dei cinque giudici che hanno votato a favore del nuovo provvedimento per lo Stato. Metà del territorio è stato ritenuto riserva degli indiani d’America.
Una nuova decisione della Corte Suprema rischia di rappresentare un altro schiaffo in pieno volto a Donald Trump. Anche se questa volta la sentenza non riguarda da vicino il presidente degli Stati Uniti, bensì un singolo Stato. Stiamo parlando dell’Oklahoma, che dopo l’ultima votazione avvenuta in Corte Suprema è stato dichiarato per metà una riserva degli indiani d’America. Si tratta di una decisione che può assumere una portata storica, anche per le dinamiche interne allo Stato stesso. Anche perchè la votazione ha visto anche un clamoroso dietrofront all’interno della corte.
Proprio così, perchè in una votazione risicata che ha visto la vittoria dei favorevoli all’assegnazione di metà Oklahoma ai nativi, uno dei voti dello schieramento vincitore arriva dall’altra parte. Neil Gorsuch, giudice di matrice conservatrice, è tra i cinque componenti della giuria che ha votato a favore del provvedimento. Gorsuch è anche uno dei giudici nominati da Donald Trump all’inizio del suo mandato da presidente. E come abbiamo accennato in precedenza, questa potrebbe essere una decisione che cambia in maniera radicale anche l’assetto della Corte Suprema.
Lo stesso Gorsuch, durante la lettura della sentenza, ha fatto riferimento al Trail of Tears, il “sentiero delle lacrime”. Si tratta della deportazione forzata di circa 60mila nativi americani da Sud Est a Ovest. Parliamo di terre che ora, dopo decine di anni, verranno restituite proprio agli indiani d’America. La Corte Suprema ha spiegato l’esito della votazione parlando di un impegno del Governo che è stato mantenuto. I territori dell’Oklahoma, dunque, resteranno una riserva indiana, seguendo i fini della legge penale federale.
Tuttavia, questa decisione della Corte Suprema rischia di creare tutta una serie di casi di matrice penale. Questo pronunciamento, infatti, potrebbe consentire ai membri di alcune tribù, giudicati colpevoli dai tribunali dello stato dell’Oklahoma, di contestare le condanne ricevute. Inoltre, solo i procuratori federali potranno perseguire penalmente i nativi americani accusati di crimini in quei territori, loro restituiti. Come se non bastasse, i membri delle tribù che vivranno nelle terre restituite agli indiani potranno avere anche delle importanti agevolazioni fiscali.
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Dunque se da una parte la sentenza della Corte Suprema assume una valenza storica, dall’altra potrebbe far sorgere tutta una serie di problematiche di natura giudiziaria. Ma c’è un altro aspetto importante da tenere in seria considerazione. “In cambio” di questa sentenza, infatti, le cinque tribù che occupano i territori dell’Oklahoma (ovvero Muscogee, Cherokee, Chickasaw, Choctaw e Seminole) dovranno offrire una sorta di collaborazione. Si tratta della risoluzione delle suddette problematiche di stampo giuridico, anche per evitare di crearne altre nuove in futuro.
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