Michael Jackson speaks with photographers during a break in his testimony (Photo by Jim Ruymen - Pool/Getty Images)
Nuove, sconcertanti rivelazioni offuscano la popolarità e la memoria di Michael Jackson, già accusato di abusi sessuali su minori.
Il re del pop è morto il 25 giugno 2009 ma la sua morte non ha messo fine ai tanti sospetti che lo hanno accompagnato anche in vita circa i presunti abusi sui minori che frequentavano Neverland, la sua “reggia”, sin dal 1993. Si arrivò perfino a un processo, nel 2003: Michael Jackson assolto dalle accuse nonostante le ombre derivanti dai cospicui risarcimenti versati alle famiglie dei presunti molestati.
Nel 2019 il documentario Leaving Neverland del regista Dan Reed ha raccolto le scioccanti testimonianze di due presunte vittime del Re del pop: Wade Robson e James Safechuck, che all’età di undici e sette anni hanno vissuto a lungo all’interno delle mura di Neverland. I due hanno raccontato le molestie subite suscitando enorme scalpore, tuttavia dalla messa in onda del documentario sono emerse molte incongruenze che mettono in dubbio la veridicità dei fatti e la credibilità degli accusatori.
Ora una nuova accusa, se possibile ancor più infamante delle altre, viene lanciata da una recente biografia scritta da Dylan Howard, secondo cui il re del pop era addirittura coinvolto in un traffico di minori. L’accusa si basa su indagini del FBI, che sospettava di Jackson sulla base di varie segnalazioni. In particolare, la popstar avrebbe viaggiato in treno per gli Stati Uniti con un tredicenne che indicava come suo cugino.
Secondo il rapporto del FBI, Michael Jackson aveva violato lo Slave Traffic Act, la legge atta a fermare il trasporto di adulti e minori “a scopo di prostituzione o di altri scopi immorali”. A indirizzare i sospetti verso il cantante fu la testimonianza di una coppia canadese attiva nei servizi sociali, che aveva visto Michael Jackson in viaggio con un ragazzino, da lui indicato appunto come un cugino.Secondo i due, Jackson si sarebbe dimostrato “molto possessivo con lui, specialmente la sera” e avrebbero inoltre udito “rumori di dubbia origine” durante il viaggio.
Anche in viaggio di nozze con Debbie Rowe, racconta Howard, Michael portò con sé un ragazzino di nome Anthony che indicava come suo nipote. Lo scrittore riporta alla luce testimonianze e dettagli che risalgono a molti anni prima delle prime accuse, addirittura al 1979. “Ha cominciato molto prima di quanto si pensi. Gli abusi risalgono addirittura a 30 anni prima e coinvolgono centinaia, addirittura migliaia di vittime“. Le accuse di Howard sono appoggiate anche da Vince Finaldi, legale di Wade Robson, una delle presunte vittime di Leaving Neverland, secondo cui il re del pop avrebbe “messo in atto la più significativa tratta di minori a scopo di abuso che il mondo abbia mai conosciuto” e preannuncia segreti “ancor più oscuri“.
Una ulteriore testimonianza contro Jackson? Quella di Anthony Pellicano, investigatore privato che ha lavorato a lungo per la star fino a metà degli anni 2000, il quale avrebbe confessato recentemente: “Me ne sono andato perché ho scoperto alcune verità. Jackson a quei ragazzini ha fatto ben di peggio che molestarli“, rifiutandosi però di andare troppo nel dettaglio. Sapremo mai la verità?
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