L’Italia uscirà dalla crisi solo nel 2025 e solo se le risorse economiche verranno sfruttate nel migliore dei modi attraverso un piano per la ripresa.
Crisi: Italia ancora in alto mare
Nessuna buona nuova. Pare sarà necessario aspettare il 2025 affinchè si possa pensare ad un superamento definitivo della crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria Coronavirus. E’ quanto emerge dalle stime di Prometeia che invita a non abbassare la guardia, la strada infatti è tutta in salita. Lo sforzo del Governo non basta, gli economisti infatti ritengono che la politica fiscale sia d’aiuto ma non risolutiva: “Non sembra in grado di riavviare in modo deciso la domanda interna, frenata anche dalla forte incertezza che ancora pervade le aspettative degli operatori e dal crollo del commercio internazionale. Tutto ciò si sta traducendo anche in un forte aumento delle disponibilità liquide di famiglie e imprese”.
Detto in altri termini gli italiani hanno ancora paura e quindi, preferiscono risparmiare anziché spendere, ne consegue un crollo dei consumi. E’ per questo che gli economisti invitano alla cautela,una ripresa è auspicabile ma non nel breve periodo: “Alla peggiore recessione mai registrata in tempi di pace, seguirà un rimbalzo il prossimo anno, via via che tutte le attività economiche (compreso il turismo e l’intrattenimento) potranno tornare a livelli normali di operatività e, con esse, l’occupazione e il reddito degli operatori più colpiti. Le misure di policy introdotte, certamente tempestive, ampie e innovative, stanno aiutando e aiuteranno a contenere i costi di questa crisi ma, nel caso del nostro paese, già gravato da un elevatissimo debito pubblico, non sembrano sufficienti né a impedire la flessione nel 2020 né a sostenere successivamente un rimbalzo in grado di compensare la recessione”
Aumentano disparità e diseguaglianze
Le prospettive sono tutt’altro che rosee. Si ipotizza che con la crisi nei prossimi anni aumenteranno anche le diseguaglianze:”Un aumento delle disparità a molti livelli, nella distribuzione funzionale e personale del reddito, tra i generi e le classi di età, tra settori produttivi e territori: a farne le spese in misura maggiore le piccole imprese e i lavoratori autonomi e meno istruiti”. Per Prometeia la soluzione per l’Italia potrebbe essere il Mes, nonché l’accordo tra gli stati membri per il Recovery fund, un fondo di 650 miliardi di euro di cui ben 350 miliardi sarebbero sovvenzioni a fondo perduto e 300 miliardi invece prestiti.
Soldi destinati al superamento della crisi in tutta l’Eurozona, distribuiti in modo diverso a seconda del grado di difficoltà che attraversa lo Stato, è per questo che si ipotizza che all’Italia potrebbero spettare quote più alte:”Tenendo conto del fatto che alcuni paesi potrebbero non avere convenienza nel ricevere i prestiti per essi disponibili e che nell’utilizzo dei fondi europei sussistono sempre delle difficoltà (che variano tra paesi) nel tradurre le risorse in progetti, quantifichiamo che ex-post lo stimolo complessivo che potrebbe venire da questo programma sia attorno ai 400 miliardi di euro tra il 2021 e il 2024″.Gli interventi massicci della Bce sono stati essenziali nella fase acuta della crisi ma non possono risolvere problemi strutturali. In questa direzione un’opportunità da non sprecare arriva dall’inedita possibilità di accedere a fondi pubblici potenzialmente ingenti e a condizioni molto favorevoli.
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Se indirizzate in modo corretto verso le ben note aree di fragilità della nostra economia (dalla sanità ai servizi per la “silver economy”, dalla scuola alle infrastrutture), queste risorse potrebbero far fare all’Italia quel salto di produttività, e dunque di crescita, che manca da ormai 25 anni”.