Il commissario per l’emergenza sostiene che Immuni non ha ricevuto la campagna informativa necessaria. E poi parla della stagione autunnale, con la strategia per il ritorno a scuola.
Domenico Arcuri ammette, senza però dirlo in maniera diretta, che il lancio dell’app Immuni è stato un mezzo flop. Il commissario scelto dal Governo per la gestione dell’emergenza Coronavirus, ha parlato di tanti temi nella giornata di ieri. A intervistarlo è stata Lucia Annunziata, durante il seminario online organizzato dal Centro Studi Americani. E tra i tanti temi toccati durante l’intervista, c’è stata anche la scarsa diffusione di Immuni, app considerata fondamentale da chi l’ha prodotta e promossa per tracciare ed eventualmente rallentare la diffusione del virus.
Arcuri ha ammesso che Immuni non ha “almeno per il momento” raggiunto il target previsto al momento del lancio. E dalle sue parole trapela anche una delle motivazioni principali per cui l’app è stata scaricata poco dagli italiani. “La principale delle ragioni non ha a che fare con la campagna informativa. Ha a che fare con la fase del ciclo di epidemia che stiamo vivendo e che trova una qualche forma comprensibile – ma non condivisibile – di rilassamento generale. Ci servirà molto a partire dall’autunno”. Dunque Arcuri si aspetta una accelerazione dopo la fine dell’estate nell’uso di Immuni.
Il commissario per l’emergenza Covid, poi, lancia una stoccata alle Regioni. Il tema è sempre quello, ovvero la possibilità di fare molti più tamponi ogni giorni. Secondo Arcuri, infatti, gli enti regionali “hanno la possibilità di fare 92mila tamponi al giorno, li abbiamo dotati dei tamponi e dei reagenti per estrazione e dei kit. Abbiamo scollinato la polemica di maniera sui reagenti”. E quando Lucia Annunziata gli chiede perchè vengono fatti meno tamponi rispetto alle disponibilità, la risposta di Arcuri è sibillina: “Bisognerebbe chiedere a loro perché ciò accade…”.
Per quanto riguarda l’eventualità di una seconda ondata, Arcuri teme “che ci sarà in autunno, ma sarà difficile che ci si rigetti nel dramma di marzo”. Anche perchè bisognerà farsi trovare pronti per la ripartenza delle scuole. E in tal senso il commissario ha annunciato “un bando per una procedura pubblica europea per acquistare 2 milioni di test sierologici da somministrare al personale docente e non docente”. Questi verranno eseguiti due settimane prima delle riaperture delle scuole. Un modo necessario per farsi trovare pronti ed evitare eventuali intoppi.
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Tuttavia, anche nel caso di buon esito dei test sierologici, le precauzioni per i frequentanti resteranno alte. In tal senso Arcuri svela che “serviranno 10 milioni di mascherine al giorno” da distribuire tra personale scolastico, insegnanti e studenti. Un impegno importante, che come rivela il commissario porterà all’utilizzo di “una parte della produzione nazionale per garantire che dieci milioni di studenti abbiano tutti i giorni una mascherina gratis”. E per quanto riguarda la gestione degli spazi e dei banchi, Arcuri ammette che “ci sono scuole attrezzate e alcune da attrezzare”, ma sarà necessario acquistare il 40-50% dei banchi.
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